14 Marzo 2025: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

Povera Marta! Chissà come si sarà sentita umiliata dopo quell’intervento di Gesù apparentemente poco riconoscente. Ma il Signore, spiega Francesco di Sales, “riprende Marta perché si affanna e non perché è premurosa”. L’essere premurosi e l’affannarsi sono cose diverse; infatti, prosegue, “la Madonna era molto premurosa nel servire il nostro divin Maestro, ma di una premura senza turbamento e senza affanno”.

La nostra esistenza ne trarrebbe profitto se non ci affannassimo troppo dietro a tante cose che, seppur necessarie, ci tolgono la serenità facendoci vivere nell’inquietudine e ci fanno ammalare di “stress”. I santi in cielo, continua il Salesio “sono premurosi nel tributare gloria e lodi a Dio, ma senza inquietudine…gli Angeli si occupano della nostra salvezza…ma con pace e serenità”. Ma noi, deve constatare l’Oratore, raramente riusciamo ad aver cura di qualche cosa senza affanni e turbamenti. E se questo era vero ai suoi tempi, oggi la situazione non è certamente migliorata. Pensiamo a tanti genitori troppo apprensivi nei confronti dei figli, apprensione che tante volte rischia di far scattare, in loro, la molla della trasgressione. Dice chiaramente san Paolo nella lettera ai Colossesi (3,21): «Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino». Basterebbe un po’ più di calma, essere maggiormente pazienti… “Se Marta si fosse premurata soltanto di piacere a Nostro Signore – si chiede poi Francesco – si sarebbe affannata tanto?”  Certamente no in quanto Gesù si sarebbe accontentato di un semplice pasto e “preferiva che lo si ascoltasse come faceva Maria”. Aggiunge che, forse, Marta, in questo affanno “conservava ancora un po’ di stima per sé, che la spingeva a dimostrare e a desiderare che si notasse la cortesia e l’affabilità con la quale riceveva coloro che le facevano l’onore di venirla a trovare (Gesù e gli Apostoli), impegnandosi totalmente nel servizio adatto al trattamento esteriore del Salvatore; e in quel modo, quella brava donna, pensava di essere una buona serva di Dio, e si credeva qualcuno”. Non capita forse anche in noi che, quando facciamo qualcosa di buono a favore degli altri, faccia “capoccella” un briciolo di superbia e di orgoglio? E quando dedichiamo alla preghiera un po’ di tempo in più, non desideriamo forse che il Signore ci guardi e ci ricompensi? Ma Lui legge nel nostro cuore…

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

Concedi, o Signore, alla tua Chiesa di prepararsi interiormente alla celebrazione della Pasqua, perché il comune impegno nella mortificazione corporale porti a tutti noi un vero rinnovamento dello spirito. Amen

 

E se oggi ci capiterà di fare qualcosa di buono a favore di qualcuno non aspettiamoci “eterna” riconoscenza e teniamo presenti queste parole del Signore: «Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10). Buona giornata,

PG&PGR