16 Gennaio 2025: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

Francesco di Sales ci ha ormai abituati al suo modo di esprimersi: partire da lontano, con qualche esempio. Nel brano che affrontiamo oggi, infatti, torna indietro a circa 1800 anni prima di Cristo, chiamando in causa il patriarca Abramo che “fece un banchetto per tre angeli…Per prima cosa diede loro del pane cotto sotto la cenere…” (Gen c.18). Quel pane, cotto in tal modo, nel pensiero del de Sales, rappresenta la virtù dell’umiltà. Pensiamoci bene: il pane che è un alimento importante ha bisogno, per essere mangiato, di essere cotto e al tempo di Abramo lo si cuoceva in forma di focacce sotto la cenere, un umile procedimento. Che poi la cenere sia segno di umiltà lo dimostra il fatto che all’inizio della Quaresima, il Mercoledì precedente la prima Domenica, riceviamo sulla nostra testa “l’austero segno della cenere” e ci viene rivolto l’invito a convertirci e credere al Vangelo. Anche noi, continua il Nostro, dobbiamo “dar da mangiare” agli Angeli e ci spiega cosa intende con questa espressione: “Il pane che dobbiamo dare da mangiare agli Angeli è un proposito forte, generoso di voler servire, onorare e amare Dio, non solo per tutta la vita, ma per l’eternità. Questo proposito deve essere ‘cotto sotto la cenere’ dell’umiltà”. E sottolinea che la stessa nostra preghiera deve essere fatta con umiltà in quanto senza di questa “l’orazione non è orazione”. Gesù stesso, il servo umile, raccomanda: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore (Mt 11,29)». Potremmo azzardare a dire che, dopo il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo, l’invito alla mitezza e all’umiltà occupa un posto preminente tra gli insegnamenti di Gesù. Infatti, dice il de Sales che dal Signore Gesù “dobbiamo imparare a non formare la macchina del mondo, non a risuscitare i morti e a fare miracoli”, ma porci, con umiltà, alla sua scuola. I secoli XVI e XVII sono all’origine di radicali trasformazioni: l’umanesimo, le nuove scoperte geografiche, la nascita degli stati moderni, in poche parole “la macchina del mondo” alla quale fa riferimento Francesco. No, non siamo chiamati a fare cose strepitose agli occhi del mondo, ma cose ordinarie come servire, essere miti ed umili, misericordiosi, con una sola parola, ad amare.

Preghiamo con alcune parole del Salmo 131

Signore, non si inorgoglisca il nostro cuore e non si levi con superbia il nostro sguardo perché non andiamo in cerca di cose grandi superiori alle nostre forze. Signore, rendici umili, docili e semplici. Amen

Ed oggi chiediamoci se riusciamo ad essere umili in famiglia, in Parrocchia, in Comunità, nell’ambiente di lavoro, tra gli amici…Buona giornata,

PG&PGR