8 Aprile 2025: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

Francesco di Sales, nell’invito alle nozze, scorge anche un altro invito e cioè quello al “banchetto della croce innalzato sulla montagna del Calvario dove si celebra la solennità del fidanzamento di Gesù Cristo con le nostre anime”. Usa il termine fidanzamento perché, spiega, “la consumazione del nostro matrimonio eterno, avverrà solo nell’eternità e nel possesso della beatitudine, allorché noi saremo completamente uniti alla divina Bontà da non poterne mai più esserne separati”.

Così, come il fidanzamento tra un uomo e una donna è  preludio del matrimonio dove i due si “allenano” alla fedeltà, in questa vita siamo chiamati ad essere fedeli al Signore tenendoci lontano dal peccato che è ciò che si oppone all’amore: “Nulla ci rende meritevoli di essere respinti quanto le mancanze che si commettono contro la carità”. Probabilmente qualcuno, tra coloro che ascoltavano le parole del santo vescovo, avrà fatto questa domanda: come si può chiamare giorno delle nozze il giorno della Passione? Una domanda certamente plausibile alla quale egli risponde parafrasando il Cantico dei Cantici (3,11): “Figlie di Gerusalemme…guardate il mio Diletto nel giorno della sua gioia e vedete la corona di cui l’ha cinto sua madre nel giorno del suo fidanzamento”. E spiega: “Alcuni Padri dicono che la corona era la santa umanità di Nostro Signore, e che la sua santissima Madre gliela aveva data per ornare il capo della sua divinità…la divina Maestà ha voluto servirsi di quella santa umanità per farci conoscere la grandezza della sua sapienza, bontà e misericordia…”. Altri Padri, aggiunge, parlano di questa corona riferendosi alla corona di spine che fu posta sul capo del Salvatore. E per giustificare la coesistenza della gioia e del dolore, l’Oratore dice: “Senza dubbio tristezza e gioia possono coesistere, per cui entrambe si potevano trovare nell’anima di Nostro Signore. Nessuno può mettere in dubbio che nella sua anima ci fossero due parti: l’una superiore, che abbracciava volontariamente la morte per obbedienza alla volontà divina, a cui era unita in modo perfetto; l’altra inferiore, che temeva la morte e l’ignominia della croce; per cui gioia e tristezza avevano trovato contemporaneamente posto in quella santissima anima”. Chissà, forse anche noi, in qualche occasione, abbiamo provato gioia e tristezza insieme.

Preghiamo

Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda perseveranti nel tuo servizio, perché anche nel nostro tempo la tua Chiesa si accresca di nuovi membri e si rinnovi sempre nello spirito. Amen

 

Anche noi abbiamo un’anima inferiore e una superiore: la prima emerge nelle “battaglie” quotidiane, l’altra ci dà la forza di sperare nella vittoria finale. Buona giornata,

 

PG&PGR