Carissimi,
Francesco di Sales non poteva omettere di dire qualcosa anche sulla “veste nuziale che occorre indossare per partecipare degnamente a quel banchetto nuziale”. Evidentemente questa veste alla quale la parabola fa riferimento, non è un capo di abbigliamento particolare visto che tutti quegli invitati raccogliticci erano dei poveracci che non si potevano permettere altro. Cosa rappresenta, dunque, questa veste? Dice il Nostro: “E’ la santa carità, perché così hanno stabilito i Padri; è la carità, ma una carità ampia, larga e di una grande estensione”. Oggi, partecipando ad un matrimonio, ognuno si veste come vuole: scarpe da tennis (all’ultima moda), pantaloni strappati (e più sono strappati meglio è) e altre stranezze. Nulla a che vedere, ci fa notare Francesco, con l’abito che la regina Ester aveva indossato per comparire alla presenza del re Assuero (Cfr. Est 15,4-7). Prosegue, per non tenerci sulla corda: “Quell’abito di Ester raffigura molto bene la veste nuziale della quale devono essere rivestite le anime per essere gradite al grande Assuero, ossia il nostro divino Salvatore”. Ma se questo discorso è indirizzato ai religiosi e alle religiose, può tranquillamente essere valido per ogni cristiano. Tutti siamo invitati a rivestirci di carità che deve essere ampia con la quale potersi muovere a proprio agio. Certo che se Francesco fosse vissuto ai nostri giorni avrebbe avuto difficoltà a spiegare cosa si intende per abito nuziale: altro che maniche larghe, larghe tasche e scarpe comode per muoversi più facilmente: vestiti sempre più attillati (e scollati!) che non lasciano respirare, tacchi da…equilibristi. E anche i maschietti fanno la loro parte. Quel vestito ampio e con maniche larghe sta ad indicare che non basta riempirsi la bocca con la parola “carità”, ma “ci vogliono le opere”. La regina Ester, ci dice ancora, aveva un abito molto lungo e con lo strascico e ne dà una sua lettura: “Quell’abito raffigura la veste nuziale che dobbiamo indossare…dunque è necessario che la nostra carità sia lunga e con lo strascico, ossia che sia perseverante fino alla fine dei nostri giorni”. No, non basta esercitare la virtù della carità solo in determinati momenti (del tipo ‘è Natale e bisogna essere buoni!’). Essa esige un esercizio continuo sostenuto dai meriti della Passione e Morte di nostro Signore. Ora capite perché quel tizio della parabola è stato allontanato in malo modo dalla sala del banchetto? Pur avendo accettato l’invito si è presentato vestito di stracci, sporco, puzzolente…era quello lo stato della sua anima!
Preghiamo
O Dio, che in questo tempo concedi alla tua Chiesa di imitare la beata Vergine Maria
nella contemplazione della passione di Cristo, donaci, per sua intercessione, di conformarci sempre più al tuo Figlio unigenito e di giungere alla pienezza della sua grazia. Amen
Oggi ci verrà recapitato un invito a partecipare, domenica, ad un banchetto. Lo accoglieremo certamente, ma come ci “vestiremo”?
Buona giornata,
PG&PGR