Carissimi,
“Per amare Dio di un amore di dilezione, bisogna avere la volontà determinata a non mantenere e riservare alcun altro amore che non gli sia soggetto e sottomesso, sempre pronti a bandire dai nostri spiriti non soltanto ciò che sarà contrario, ma anche tutto ciò che non servirà a conservare e aumentare l’amore divino, che è il solo degno del nome di dilezione”. E’ un’affermazione di Francesco di Sales molto precisa e determinata. Ma come possiamo applicarla nella nostra vita? Andiamo per gradi e prendiamo la prima parte: “non mantenere e riservare alcun altro amore che non gli sia soggetto e sottomesso”. Quali sono, dunque, questi “amori”? La sete di potere, di denaro, la superbia, lo sfruttamento dei poveri, la discriminazione e, aggiungetene voi altri. Sono tutte cose che in nessun modo possono trovare origine nell’amore di Dio che è sempre puro e disinteressato. La seconda parte: “Pronti a bandire tutto ciò che non serve ad aumentare l’amore divino”. Pensate alle “passioni” che tengono prigionieri tanti: il gioco d’azzardo, la passione sfrenata nello sport quando genera violenza, le notti passate tra un locale e l’altro, purtroppo molto comune tra i giovani, ecc. Nella mentalità comune, dice il Nostro, tutte queste cose ed altre usurpano il nome di “amore” che “è comune a tutti gli altri bassi affetti, terreni e caduchi, che del nome di dilezione non potranno mai fregiarsi”. Infatti l’amore di dilezione ha la sua origine nel rispondere alle esigenze della bontà di Dio. Stando al testo, anche se Francesco non lo dice apertamente, probabilmente qualcuno nel suo uditorio avrà posto una domanda che, forse, si affaccia anche nelle nostre menti: “Come faremo a rispondere al divino comandamento dell’amore di Dio finché saremo in questa vita?” Ed ecco la sua risposta convinta: “Senza dubbio noi siamo in grado di farlo!” e per spiegarsi meglio si serve di una similitudine (era un po’ che non lo faceva!) invitandoci ad immaginare tre arcieri pronti ad usare il proprio arco e con la faretra piena di frecce: il primo tiene nelle mani le frecce e l’arco pronto ad essere caricato; il secondo ha in mano l’arco con la freccia già incoccata; il terzo lancia a ripetizione i suoi dardi verso il bersaglio. Per rimanere in tema vogliamo “tenervi sulla corda” e rimandiamo a domani la spiegazione che Francesco, in modo ampio e nella sua interezza, ne dà.
Preghiamo
Concedi a noi, o Signore, che, nutriti dalla tua parola e formati nell’impegno quaresimale, ti serviamo con purezza di cuore e siamo sempre concordi nella preghiera. Amen
Ed oggi? Beh, aspettiamo con pazienza nella convinzione che noi siamo in grado di vivere, anche se con i limiti della nostra umanità, l’amore di dilezione.
Buona giornata,
PG&PGR