Carissimi,
dopo aver accennato alla coesistenza, in ognuno di noi, dell’uomo interiore e quello esteriore, Francesco di Sales si preoccupa di darci qualche ulteriore spiegazione: “La fine della nostra vita è la morte; noi dovremmo dunque riflettere seriamente quale deve essere la nostra morte – visto che è la conclusione della vita – per fare in modo che la nostra vita sia corrispondente alla morte che desideriamo; infatti è cosa certa che quale sarà la nostra vita, tale sarà la nostra morte, e la nostra morte sarà tale quale la nostra vita”.
Se la nostra vita sarà vissuta sotto lo sguardo del Signore, attenti alla sua volontà, senza esagerati affanni, confidando nella sua misericordia e nella sua Provvidenza, in una parola, serena, lo sarà anche la nostra morte. Però, osserva il de Sales, spesso l’uomo esteriore non è in grado di fare nulla senza molta preoccupazione, nemmeno nella pratica della virtù. In effetti tante persone, pur cercando di essere virtuose, vivono nel timore di non fare bene ciò che devono fare, ad esempio nella preghiera, cercando sempre qualche piccola pecca o, come si suol dire, il pelo nell’uovo diventando esageratamente scrupolosi e, come abbiamo avuto occasione di dire in passato, lo scrupolo è sempre un ostacolo alla serenità dello spirito. Francesco, per farci meglio comprendere che per vivere serenamente qualche virtù si deve essere pazienti con se stessi cita Giovanni Cassiano, un santo monaco vissuto a cavallo tra il IV e il V secolo che in un suo Trattato, a proposito della pazienza, racconta che mentre si trovava solo nel deserto, quando si alzava di notte e prendeva l’acciarino per accendere la candela, se la pietra focaia non voleva sprigionare la scintilla si adirava e la gettava a terra. Se questo sant’uomo, per evitare di mancare di pazienza con gli altri, si era ritirato a vivere solo nel deserto, in quel frangente aveva mancato di pazienza con se stesso prendendosela con la povera pietra focaia che forse, a causa dell’umidità della notte, non faceva il suo dovere. Ma questo, ci chiediamo, non capita forse anche a tutti noi?
Preghiamo con le parole della liturgia del giorno
O Dio, che ami l’innocenza e la ridoni a chi l’ha perduta, volgi verso di te i nostri cuori
perché, animati dal tuo Spirito, possiamo rimanere saldi nella fede e operosi nella carità fraterna. Amen
Se oggi ci capiterà di doverci confrontare con chi non la pensa come noi, chiediamo al Signore una piccola dose in più di pazienza.
Buona giornata,
PG&PGR