Carissimi,
la Solennità di Pentecoste, come d’altronde la Pasqua, trova le sue origini nella tradizione del popolo d’Israele che, sette settimane dopo la Pasqua, la celebrava nella memoria della rivelazione di Dio a Mosè, sul monte Sinai (le 10 Parole) e per ringraziare Dio per le primizie del raccolto. Il libro del Levitico (23,15-21) indicava quali doni il popolo dovesse offrire al Signore e tra questi vi erano due pani di grano nuovo. Francesco di Sales, riprendendo alcuni scritti dei Padri, ce ne spiega il significato:
“Nei due pani, vedevano (alcuni Padri) significati i due amori: l’affettivo e l’effettivo; altri hanno detto che quei due pani indicavano il nostro giudizio, o intelletto, e la nostra volontà personale; e questa – sottolinea – a mio parere, è l’interpretazione migliore e che fa più al mio caso”. La legge di Mosè, inoltre, prevedeva che insieme ai due pani venissero offerti due arieti, degli agnellini e un caprone: gli arieti, dice il Nostro, “raffigurano la nostra immaginazione, gli agnellini i nostri affetti e il capro la castità”. Gli Apostoli, da bravi ebrei, offrirono questi doni con un significato particolare; vediamo il primo: “Offrirono l’ariete della loro immaginazione per mezzo della povertà”. Il mondo, commenta, fa immaginare (ieri come oggi) ricchezze, onori, comodità come beni desiderabili, ma gli Apostoli vi rinunciarono “stimando la povertà come una cosa di valore superiore”. Con l’offerta degli agnellini hanno preferito, ai loro affetti, quello dell’amore di Dio e con quella del caprone la loro castità perpetua. I due pani, cioè la nostra volontà personale e il nostro giudizio, cui abbiamo accennato sopra, raffigurano la loro obbedienza al volere Divino. Si parla, dunque, di povertà, castità e obbedienza e tali scelte “furono talmente stimate ed apprezzate come le tre principali per acquistare la perfezione, che tutti i primi cristiani ne facevano professione ad imitazione degli Apostoli”. Ma come spesso accade, deve ammettere Francesco, quel fervore iniziale, poco a poco si attenuò. Ai nostri giorni quel fervore si è talmente affievolito che anche la celebrazione dell’Eucarestia domenicale, la Riconciliazione e gli altri Sacramenti, dono diventati degli “optional” ai quali si antepongono tanti altri impegni, alcuni legittimi e talvolta improrogabili, altri molto meno…
Preghiamo
Aiutaci, Signore, a riscoprire ogni giorno il dono della Fede che abbiamo ricevuto attraverso il Battesimo: fa’ che sia una Fede viva, gioiosa, senza riserve, credibile, piena di speranza, “contagiosa” e che ci impegniamo a professarla sempre davanti ai fratelli. Amen
Ed oggi? Quante cose potremmo fare in più! Non perdiamo tempo a enumerarle, Facciamole!…almeno qualcuna.
Buona giornata,
PG&PGR