Carissimi,
porsi alla scuola del Maestro, donarsi interamente a Lui senza riserve, presuppone, come dice san Paolo in diverse lettere, lasciarsi alle spalle l’uomo vecchio per rivestire i panni dell’uomo nuovo. Ma, si chiede Francesco di Sales, cosa si deve lasciare? La risposta è impegnativa: la cosa più difficile da mettere da parte “siamo noi stessi, la nostra volontà”, quando fa resistenza e questo è valido per tutti. Prendiamo ad esempio due innamorati che decidono di celebrare le nozze cristiane: quanti “amori” dovranno lasciarsi alle spalle per iniziare una nuova vita insieme e dare un maggiore spazio all’altro/a? L’unico amore che dovrà sopravvivere è l’amor proprio in quanto “non ci è concesso di farlo morire se non quando moriamo noi stessi; vivrà finché saremo in vita noi; ma è sufficiente che non comandi in noi”. Come abbiamo già detto in passato, spesso l’amor proprio, se non è tenuto a bada, rischia di diventare uno strumento del maligno che, come al solito, cerca di ingannarci facendoci prendere “lucciole per lanterne” creando in noi false illusioni. A tale proposito il Nostro racconta di un Senatore (del quale non fa il nome ma, probabilmente, del Senato di Chambery, ndr.) che, credendosi ispirato da Dio, decise di abbandonare la vita condotta fino a quel momento, facendosi monaco e ritirandosi nel deserto per fuggire il male del mondo; però, portò con sé alcune cose che lo tenevano legato al tenore di vita precedente. Lasciare tutto, ma proprio tutto, forse gli sembrava esagerato… Dice il de Sales: “Ora, che cosa gli capitò? Il beato san Basilio, che gli voleva bene per la sua pietà e la sua buona vita, saputa la cosa, gli scrisse una lettera che conteneva queste parole: Povero uomo, che cosa hai fatto? Hai lasciato la condizione di senatore e le funzioni della tua carica, per cui non sei più senatore; nondimeno non sei un buon monaco”. Non era certamente quella una vera ispirazione di Dio, ma un inganno del “mentitore per eccellenza” che si serve anche dei nostri buoni intenti per illuderci. Ma non può ingannare Dio che scruta il profondo del nostro cuore e continua a dirci: «Figlio mio, dammi il tuo cuore» (Cfr. Prov 23,26). Mettiamo, dunque, tutto il nostro cuore nelle mani di Dio e poi, tutte le altre offerte, gli saranno gradite.
Preghiamo
Dio buono, cosa possiamo offrirti in cambio dei tuoi doni? Ci hai dato la fede e noi, talvolta, rischiamo di perderla; ci hai dato la speranza e noi la sottovalutiamo; ci hai dato la carità, ma non riusciamo a viverla pienamente. Signore, dacci un cuore nuovo, un cuore di carne capace di amare profondamente Te e i nostri fratelli. Amen
Coraggio fratelli e sorelle! Uno sforzaoin più, oggi, per accogliere con cuore rinnovato i doni che Dio vorrà farci. Buona giornata,
PG&PGR