Di seguito pubblichiamo la lettera che il nostro Parroco Padre Gianni scrive a Gesù e la risposta del Figlio di Dio, lettera che ogni anno Padre Gianni legge a tutta la comunità riunita durante la S.Messa della notte di Natale. Una scambio epistolare tra il Parroco e Gesù che ormai è diventato un appuntamento fisso della nostra comunità parrocchiale.
Roma, Natale 2024
“Aperite mihi portas justitiae”, “Apritemi le porte della giustizia”, ha detto questa sera il santo Padre, Francesco, sulla soglia della “Porta Santa” della basilica Vaticana. Con questo gesto antico, solenne e significativo, si è aperto l’Anno Giubilare, il secondo del Terzo millennio.
Caro Gesù,
è con molta trepidazione che mi accingo a scriverti in questo Natale speciale. Speciale non solo perché con esso si apre l’Anno Santo, ma anche, e forse soprattutto, per lo spirito che lo animerà e che sollecita tutti noi: lo spirito della Speranza. Quante volte abbiamo sentito parlare, in questi ultimi tempi, di questa Virtù… Certo, se ci limitiamo a guardare attorno a noi, la speranza rischia di diventare utopia, illusione, sogno. C’è chi soffre, c’è chi combatte, c’è chi muore, di fame, di sete, per una pallottola o una bomba. Non voglio, però, parlarti dei tanti mali che, ancora oggi, affliggono l’umanità, ma di quel lumicino che arde in tutti noi, che ci dà la forza di andare avanti, senza tapparci gli occhi, le orecchie, la bocca, e dire a noi stessi che per te, con te e in te, tutto è possibile, tutto può essere rinnovato. Qualcuno ha scritto «La fiducia è abbandonarsi a Dio e non è cosa indegna dell’uomo, non è un rifugio in un mondo irreale, ma fa parte della vera sapienza perché il Signore veglia sul cammino dei giusti»: allora quella frase che inaugura ogni Anno Santo potrebbe anche essere letta come un invito ad aprire le porte del nostro cuore alla speranza. Evidentemente non quelle “speranzelle” che spesso sono alla base dei desideri umani, ma quella vera, quella che, come dice san Paolo «non delude» perché è basata sull’amore di Dio e si apre all’amore del prossimo. Tante volte, Gesù, in questi ultimi mesi, mi sono soffermato a pensare a quelle centinaia di migliaia di pellegrini che quest’anno si riverseranno nella nostra città e, in modo particolare, a tutti quei giovani che con la loro gioiosa esuberanza arriveranno a Roma tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Pensa che in questa Parrocchia ne ospiteremo circa centoquaranta. Certamente dovremo rimboccarci tutti le maniche per accoglierli nel miglior modo possibile. Ma la domanda che, in occasione di questi mega-incontri di giovani, continuo a farmi è: che cosa porteranno con sé una volta rientrati nelle loro città e nelle loro comunità? Le iniziative che si stanno preparando sono tante, forse anche troppe, ma come verranno vissute? Noi romani, noi che abitiamo la città, lasciamelo dire, più bella del mondo, ma anche una delle più caotiche e disordinate, quale testimonianza sapremo dar loro? E noi di questa piccola porzione della tua Chiesa, come ci prepariamo a vivere questo anno di grazia che ci affidi? Non credo sia sufficiente dire “Io, speriamo che me la cavo” come scriveva Marcello D’Orta circa trentacinque anni fa; sarà indispensabile, per tutti, guardare con tanta fiducia, in avanti pensando che il mondo e la Chiesa appartengono anche a noi. Signore Gesù, in questa notte così speciale, così santa, in questa meravigliosa notte che ci riporta a quella grotta di Betlemme dove sei venuto al mondo, ti chiediamo che la luce della speranza, nonostante tutto, non si affievolisca in noi tutti, vicini e lontani e animi la nostra esistenza terrena come ha sostenuto, tra gioie e dolori, quella della tua Mamma, Maria e del tuo papà terreno. Giuseppe.
Insieme a chi condivide con me la responsabilità di questa comunità parrocchiale, agli ammalati, agli anziani, alle famiglie, ai giovani e ai bambini, e a tutti coloro che già godono della tua visione nell’eternità, ti auguro buon compleanno Gesù.
Tuo Gianni
Paradiso, Natale 2024
Caro Gianni,
stavo giusto pensando a te, ai tuoi confratelli, alla tua comunità, ai tuoi amici vicini e lontani e mi sono chiesto: come vivranno questo anno di grazia che il Padre mio concede a tutti gli uomini e le donne di buona volontà? Leggendo nei vostri cuori vedo tanti propositi, tante promesse, tanti ripensamenti e, in poche parole, tanta speranza. Molto saggiamente il mio Vicario Francesco ha voluto che questo secondo Giubileo del Terzo Millennio avesse la speranza come tema di fondo e come punto di riferimento. D’altronde la mia storia tra gli uomini è iniziata proprio perché qualcuno ha fatto di essa il motivo portante della sua vita: Maria, mia madre, in tutta la sua esistenza ha vissuto nella speranza di vedere realizzate, attraverso la sua adesione al progetto di Dio, tutte le promesse fatte ai profeti, e le difficoltà incontrate, non hanno mai offuscato il suo cuore, neanche quando mi ha visto morto inchiodato alla croce. E Giuseppe? Non ha forse trovato la forza di accogliermi amorevolmente come suo figlio, nella speranza? Quanto avrà confidato in Dio lasciando Nazaret per Betlemme, nella ricerca affannosa di un posto dove farmi venire al mondo e con quanto coraggio e fiducia ha affrontato quella lunga e pericolosa fuga verso l’Egitto salvando la mia vita dall’arroganza e dalla follia di Erode? E quei poveri pastori che mi hanno fatto visita, quanta speranza avranno provato nel loro cuore: pur essendo considerati indegni di entrare nel tempio, hanno avuto il privilegio di vedere per primi il Tempio del Dio vivente…in fasce. La speranza non ha mai tradito i Patriarchi e i Profeti prima di me e gli Apostoli dopo di me. Certamente non sono stati esenti dalla paura, non hanno trovato sempre il cuore dell’uomo pronto ad accogliere la Parola di Dio di cui si erano resi interpreti. Neanche le sofferenze e le persecuzioni li hanno fermati e molti di loro hanno affrontato l’estremo sacrificio sperando e credendo alle mie promesse e al mio amore. Vedi, Gianni, quelle tre virtù che, giustamente, chiamate teologali, la Fede, la Speranza e la Carità non possono essere disgiunte: esse devono camminare insieme nel vostro cuore perché l’una non può essere autentica senza le altre, come dice anche il mio amico e vostro patrono Francesco di Sales. Ma la speranza ha un ruolo particolare. Aveva proprio ragione quel poeta francese, Charles Peguy, quando parlando della speranza ha scritto che, anche se agli occhi di molti ella sembra essere portata per mano dalle sue sorelle maggiori, cioè la Fede e la Carità, in effetti è lei che «nella strada accidentata che porta alla salvezza…si tira dietro le sue sorelle più grandi». Non credi che la Fede, a volte, possa tentennare, soprattutto nelle difficoltà della vita? E la Carità, a causa di qualche “fallimento”, possa perdere un po’ della sua carica? La Speranza, quella che, come dice il mio Apostolo Paolo, non delude mai, sa come rinvigorire la Fede e riaccendere la fiamma della Carità; è lei che fa lo sforzo maggiore per entrare e rimanere nel cuore di ogni uomo e ogni donna sollecitandolo ad andare avanti, sempre avanti.
A voi tutti che ascolterete o leggerete questa lettera dico: Non perdete mai la Speranza perché è lei l’ancora di salvezza di cui ha bisogno la vostra povera umanità.
Vi benedico tutti augurandovi di vivere con cuore rinnovato questo Giubileo di Speranza.
Tuo e vostro Gesù.