22 Febbraio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nel secondo capitolo Francesco ci parla del “Raffreddamento dell’anima nell’amore sacro” dicendo, in apertura, che “molte volte l’anima è contristata ed afflitta nel corpo, fino ad abbandonare le sue membra che rimangono prive di movimento e di sensibilità”. Tutti noi abbiamo provato, almeno una volta, i sintomi di una influenza stagionale: articolazioni doloranti, tosse, febbre, fiacca e disturbi di vario genere ma generalmente, se non ci sono altre complicanze, questi malesseri passano nell’arco di pochi giorni soprattutto quando non hanno interessato altri organi. Allo stesso modo, dice l’Autore, “qualche volta la carità è talmente debole e fiacca nel cuore che non si manifesta quasi più in nessun esercizio, e tuttavia non cessa di essere intera nella parte più elevata dell’anima”. Capita come quando le fiamme di un fuoco si spengono, ma la brace continua ad ardere. E’ più o meno quello che avviene quando non facciamo attenzione a quei peccati piccoli, “veniali”, che non tolgono la grazia ma, a lungo andare, la indeboliscono. La polvere, lo sappiamo bene, tante volte è invisibile ma, giorno dopo giorno, si accumula e bisogna fare il doppio della fatica per toglierla. “Senza dubbio –prosegue il de Sales– il peccato veniale, ed anche l’attaccamento al peccato veniale, non sono contrari alla risoluzione essenziale della carità”, ma ci tolgono quello “sprint” di cui tante volte avremmo bisogno portandoci, ad esempio, a dare più importanza di quanto meritano alle cose terrene anche se non abbandoniamo quelle “celesti”: “Insomma – afferma di seguito- questo genere di peccati ci ritarda nel cammino della carità, ma non ci fa deviare, per cui, non essendo il peccato veniale contro la carità, non la distrugge mai né del tutto né in parte”. Per farci meglio comprendere quanto dice, il Nostro cita il Libro dell’Apocalisse facendoci notare che lo Spirito richiama l’angelo (il vescovo) della Chiesa di Efeso dicendo che la sua comunità ha abbandonato “l’amore di prima” (Cfr. Ap 2,4), non lo rimprovera di essere senza amore “ma soltanto che non era più quella dell’inizio, ossia, che non era più pronta, fervente, fiorente e fruttuosa”. Tale richiamo potremmo “girarlo” a tante nostre comunità quando, stanche e forse deluse, perdono quel dinamismo, quella spontaneità, quella lucidità necessarie per testimoniare con maggior convinzione la presenza di Dio tra gli uomini. Non si tratta, evidentemente, di aver perso la Fede, ma di farla vedere in modo…più appannato. Tutti i Papi, quasi tutti santi, dall’inizio del ventesimo secolo ad oggi, in diversi modi e ognuno secondo la propria personalità e il proprio carisma, hanno sollecitato la Chiesa a ri-mettersi in cammino, con maggiore entusiasmo, alla sequela di Cristo povero e sofferente. Ora, in questo momento storico, tocca a tutti noi. Cominciamo da questo giorno che, attraverso l’austero segno della cenere posta sul nostro capo, segna l’inizio della Quaresima, magari togliendoci di dosso un po’ di…polvere. Affidiamoci, ancora una volta, all’intercessione della Mamma celeste e preghiamo:

“O Dio, che in questo tempo concedi alla tua Chiesa di imitare la beata vergine Maria nella contemplazione della passione di Cristo, donaci, per sua intercessione, di conformarci sempre più al tuo Figlio unigenito e di giungere alla pienezza della sua grazia”. Amen

Vogliamo, oggi o in questi primi giorni di Quaresima, armarci di “piumini antistatici”? Buona giornata e buon cammino quaresimale,

PG&PGR