6 Febbraio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

riprendendo il discorso interrotto sabato, ci imbattiamo in una colorita espressione di Francesco di Sales: “Dio ha impresso, la sua orma, il suo segno, il suo marchio in tutte le cose create; per cui la conoscenza che abbiamo della sua Maestà tramite le creature non sembra essere altro che la vista dei piedi di Dio, a confronto della quale la fede è una vista del volto stesso della sua divina Maestà, che tuttavia – si affretta ad aggiungere – non vediamo ancora nella piena luce della sua gloria, ma vediamo come alla prima luce del giorno, come avvenne a Giacobbe”;

qui l’Autore fa riferimento all’episodio della lotta di Giacobbe con l’angelo di Dio narrato in Genesi 32,24-30 dove il Patriarca esclama: «Ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva». In effetti egli non aveva visto Dio, ma il Suo Angelo. Dio, lo sappiamo bene noi credenti, lo vedremo, ma non in questa vita; per il momento dobbiamo lasciare spazio alla fede e il Nostro ci incoraggia: “Quanto è deliziosa la santa luce della fede, grazie alla quale conosciamo con certezza senza uguali non soltanto la storia dell’origine delle creature e in che modo ce ne dobbiamo servire, ma anche quella della nascita eterna del grande e sommo Verbo divino, e che, con il Padre e lo Spirito Santo, è un Dio assolutamente unico, molto adorabile e benedetto nei secoli dei secoli”. Crediamo, però, sia lecito chiedersi se, nella fede, sono ammessi sbandamenti o, quanto meno, momenti di scoraggiamento e in che modo si  può riprendere vigore. Francesco, facendo riferimento allo stato d’animo dei due discepoli di Emmaus dopo aver ascoltato le parole di quel Forestiero incontrato “per caso” (Cfr. Lc 24,32) ci risponderebbe…con una domanda: “Se le verità divine sono di così grande dolcezza quando vengono proposte alla oscura luce della fede, o Dio, che sarà quando le contempleremo nella chiarezza del mezzogiorno della gloria?” I due di Emmaus ritrovano il loro entusiasmo e tornano sui loro passi verso Gerusalemme (v. 33). Il riferimento alla “oscurità” della fede, ci fa venire in mente una poesia di Trilussa intitolata “La Fede”; ve la proponiamo in calce e, anche se in romanesco, è comprensibile a tutti. Ma torniamo al Salesio il quale dice che questa oscurità diventerà piena luce “quando giunti alla celeste Gerusalemme, vedremo il re della gloria…manifestare con chiarezza incomparabile le meraviglie e i segreti eterni della sua verità, con tanta luce che il nostro intelletto vedrà nella realtà ciò che aveva creduto quaggiù”.  Allora, conclude, dopo aver creduto tutto ciò che la fede ci ha suggerito, resteremo ancor più estasiati in quanto “non potevamo immaginare la profondità infinita degli abissi delle delizie di Dio”. Senz’altro questa è stata l’esperienza dei beati e, tra questi, quella dei primi martiri dell’Oriente che oggi la liturgia celebra:

O Dio, forza dei martiri, che hai chiamato alla gloria eterna san Paolo Miki e i suoi compagni attraverso il martirio della croce, concedi anche a noi per loro intercessione di testimoniare in vita e in morte la fede del nostro Battesimo. Amen

 

E quanto abbiamo letto oggi, dia forza e vigore alla nostra fede soprattutto nei momenti di scoraggiamento. Buona giornata,

PG&PGR

Ed ora godiamoci Trilussa

LA FEDE

Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: – Se la strada nun la sai,
te ciaccompagno io, ché la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò ‘na voce,
fino là in fonno, dove c’è un cipresso,
fino là in cima, dove c’è la Croce…
Io risposi: – Sarà … ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede … –
La cieca allora me pijò la mano
e sospirò: – Cammina! – Era fa Fede.
(Trilussa)