Carissimi,
il sesto capitolo è relativamente breve e allora cercheremo di sintetizzarlo interamente nell’incontro odierno. Partiamo dal titolo: “Noi non sapremmo giungere alla perfetta unione con Dio in questa vita”. In effetti, umilmente dobbiamo riconoscere questo: se la perfezione non appartiene a questo mondo, neanche i nostri atti d’amore verso Dio e il prossimo possono essere perfetti in quanto risentiranno sempre dei limiti che la nostra umanità pone. Questo, però, non deve diminuire la nostra propensione all’amore di Dio che è all’origine e, al tempo stesso, il fine della nostra esistenza. Siamo, dice il de Sales, come i fiumi che hanno origine nel mare e al mare ritornano. Ma come, direte voi, i fiumi non nascono dai monti, dai laghi o da sorgenti sotterranee? Probabilmente egli pensava al bellissimo lago di Annecy chiamandolo “mare”. Però potrebbe esserci un’altra spiegazione senz’altro meno poetica, ma più reale e scientifica considerando che due milioni di anni fa quasi tutto il territorio europeo era completamente sommerso nel mare e solo quando questo ha cominciato a ritirarsi sono apparse le montagne. Ma, sottolinea l’Autore, “questa unione (o riunione) alla quale aspira il nostro cuore, non può giungere alla sua perfezione in questa vita mortale: possiamo iniziare i nostri amori in questo mondo, ma consumarli solo nell’altro”. Egli vuole rifarsi alle parole del Cantico dei Cantici: la sposa trova il suo Diletto, lo tiene, lo stringe. Lo abbraccia, promette fedeltà, tuttavia “non pensa di baciarlo con il bacio nuziale fino a quando non si trovi con Lui nella casa di sua madre, che è la Gerusalemme celeste” (Cfr. Ct 3,4; 4,9; 8,1-2). Questa similitudine, diciamolo pure, difficilmente si può applicare a ciò che, di fatto, avviene ai nostri giorni… Ma proseguiamo: “In questa vita caduca, l’anima è veramente promessa e fidanzata all’Agnello immacolato, ma non ancora sposata con Lui”. Non mancano certo le promesse e gli impegni, ma “l’attuazione del matrimonio è differita” in quanto rimane sempre la possibilità di tirarsi indietro nonostante la fedeltà dello “Sposo” che potrebbe trovarsi davanti l’ostacolo della “nostra slealtà e perfidia”. Però, continua il testo “una volta in cielo, celebrate le nozze di questa unione divina, il legame dei nostri cuori al loro principio sovrano sarà indissolubile per l’eternità”. Sarebbe bello applicare questo concetto anche all’amore umano, a quei tanti giovani che si sentono autorizzati ad andare molto al di là dei baci. Non si tratta di essere “bacchettoni”, ma di guardare in faccia la realtà odierna. Il capitolo termina in questo modo poetico sempre ispirato al Cantico dei Cantici: “Tra tutti i baci e favori che l’amico del mio cuore o il cuore del mio amico, mi ha preparato, non sospiro né aspiro che a quel grande e solenne bacio nuziale che durerà eternamente ed in confronto del quale tutti gli altri non meritano il nome di baci, perché sono piuttosto segni dell’unione futura tra il mio Diletto e me, che non l’unione stessa”.
Preghiamo
Signore aiutaci ad essere sempre fedeli alla Tua Parola e obbedienti alla Tua volontà; non permettere che le suggestioni del mondo, ingannandoci, ci allontanino dal Tuo amore. Amen
Ed oggi, un piccolo sforzo in più per affidarci maggiormente al Signore. Buona giornata,
PG&PGR