Carissimi,
in apparenza, il ventesimo che iniziamo oggi, è un capitolo di non facile comprensione e, vista anche la sua espansione, lo divideremo in più parti, anche per comprendere meglio ciò che vuole dirci l’Autore. Il titolo è: “Come nella contrizione si opera la mescolanza di amore e dolore” e, più avanti, capiremo meglio questa espressione. Perciò, con un po’ di pazienza, andiamo al testo: “Che io sappia –dice il de Sales- la natura non cambia mai il fuoco in acqua, benché siano molte le acque che si cambiano in fuoco”.
Non vi nascondiamo che la prima volta che abbiamo letto questo testo, anche noi siamo rimasti un po’ sconcertati ma poi, riflettendoci sopra, ci è venuto in mente quello che la scienza chiama fenomeno del “boilover”, Che cos’è? Si dà questo nome a ciò che accade quando, in una padella di olio bollente si versa dell’acqua…L’acqua “esplode” in una fiammata improvvisa e pericolosa. Forse Francesco voleva riferirsi a questo? Un giorno glielo chiederemo…ma per il momento torniamo a quando egli dice che, in natura, il fuoco non può cambiarsi in acqua. Ma l’intervento divino, spiega poi, può far sì che questo avvenga. Il riferimento biblico è quello del Secondo libro dei Maccabei (1, 18-22): il fuoco sacro dell’altare del Tempio, nascosto dai sacerdoti prima della deportazione a Babilonia, col passare degli anni si era trasformato in “acqua grassa”; con questa il profeta Neemia, di ritorno dall’esilio, fece bagnare la legna per il sacrificio di ringraziamento e “appena i raggi del sole la sfiorarono, si muto in un grande fuoco”. In questo episodio biblico, a dire il vero poco conosciuto, Francesco ravvisa ciò che avviene nell’animo umano dicendo che “molto spesso Dio mette in fondo al nostro cuore, tra le tribolazioni ed i rimpianti di un vivo pentimento, il sacro fuoco del suo amore; quest’amore poi si converte nell’acqua di molte lacrime, le quali, per un secondo cambiamento, si cambiano in un nuovo e più grande fuoco d’amore”. Per corroborare il suo pensiero, egli cita l’episodio della “peccatrice” narrato nel vangelo di San Luca (7,36-50) e sottolinea che “quell’amore si mutò in pianto e quel pianto in amore sublime”. Prosegue poi con un esempio quanto meno insolito e…alcolico: “Il fuoco cambia il vino in acqua, che generalmente si chiama acquavite, la quale prende fuoco ed alimenta il fuoco tanto facilmente che in più luoghi è anche detta «acqua ardente», così la considerazione amorosa della bontà sommamente amabile, e pur offesa dal peccato, produce l’acqua del santo pentimento, dalla quale procede a sua volta il fuoco dell’amor divino, per cui essa si potrebbe chiamare propriamente acqua di vita o acqua ardente”; è’ “acqua” che rappresenta la vera penitenza, ma ardente “in quanto originata da un motivo d’amore, e per tale proprietà dà la vita della grazia”. Padre Ruggero, in nota, ci fa notare che letteralmente, in francese, questa “acqua ardente” è detta “eau de vie” cioè acqua di vita. Sì, siamo d’accordo, è un pensiero ardito e complesso, ma è quello di Francesco. Strada facendo cercheremo di capire meglio.
Domani celebreremo la Solennità dell’Epifania di Nostro Signore e quindi vi invitiamo a pregare con le parole che la liturgia ci suggerisce:
O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria. Amen
Ed oggi? Un goccio di “acqua ardente”…ma come la intende Francesco! Ci risentiamo sabato e buona “Manifestazione” a tutti,
PG&PGR