Carissimi,
non ci stupisce più che un Dottore della Chiesa come San Francesco di Sales, spesso, citi antichi autori che, pur essendo pagani, si sono messi alla ricerca della verità. D’altronde sappiamo bene che lo Spirito di Dio soffia come e dove vuole (Cfr. Lc 9,49). Citando, dunque, una frase di Plutarco, filosofo greco vissuto a cavallo tra il I e II scolo d.C., dice: “Possiamo dire, Teotimo, con l’antico scrittore: «eravamo perduti se non fossimo stati perduti»: cioè la nostra perdita ci è tornata in vantaggio, poiché la natura umana ha ricevuto più grazie dalla redenzione del suo Salvatore di quante ne avrebbe ricevute dall’innocenza di Adamo, se egli avesse perseverato in essa”. Ricordate quello che il Nostro diceva ieri facendo riferimento ad una frase dell’Annuncio Pasquale? «Felice colpa che meritò un così grande Redentore». Continua poi dicendo che, nonostante quel peccato di origine sia stato la causa prima di tante sofferenze dell’uomo, come la fatica, la malattia, le ribellioni e la stessa morte, “il favore celeste sorpassa tutto e si compiace di convertire tutte quelle miserie a maggior vantaggio di quelli che lo amano, facendo nascere la pazienza dalle fatiche, il ‘disprezzo’ del mondo dalla necessità di morire, e mille vittorie dalla concupiscenza”. Saper accettare questo tipo di visione cristiana dell’esistenza non è certamente facile, soprattutto quando si parla di sofferenza. Ci viene però in aiuto la Parola di Dio attraverso San Paolo : «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rom 8.28). L’audacia del de Sales si spinge oltre affermando che “la Redenzione di Nostro Signore, toccando le nostre miserie, le rende più utili e amabili di quanto sarebbe stata l’innocenza originale…Lo stato di redenzione vale mille volte di più di quello dell’innocenza”. Gesù stesso ha affermato di non essere venuto nel mondo a chiamare i giusti, ma i peccatori (Cfr. Mc 2,17). E le conversioni di tanti peccatori, Matteo, Zaccheo, la Maddalena e lo stesso San Paolo ne sono la conferma. Il capitolo termina con l’incoraggiamento a vivere da redenti, da salvati, a riconoscere l’opera della provvidenza di Dio negli eventi, anche burrascosi, della nostra vita e a fidarci maggiormente di Lui: “Mediante l’aspersione del sangue di Nostro Signore, fatto con l’issopo della croce, noi siamo stati riportati a un candore incomparabilmente più eccelso di quello della neve dell’innocenza, uscendo, come Naaman dal fiume di salute più puri e più mondi che se non fossimo stati lebbrosi, affinché la divina maestà, come ci ha ordinato di fare, non restasse vinta dal male, ma vincesse il male con il bene, e la sua misericordia, come olio sacro, sovrastasse al giudizio, e le sue misericordie s’innalzassero sopra tutte le sue opere”.
La liturgia odierna fa memoria di Santa Cecilia, vergine e martire del II secolo, patrona dei musicisti e di tutti coloro che, amando la musica, rendono lode a Dio.
Preghiamo
Ascolta, Signore, la nostra preghiera e per intercessione di santa Cecilia, vergine e martire, rendici degni di cantare le tue lodi. Amen
Anche se pensiamo di essere stonati, oggi il Signore accetterà il nostro canto di lode. Buona giornata e auguri a tutte coloro che portano questo nome.
PG&PGR