11 Novembre 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

enza indugio alcuno “diamo l’assalto” al primo dei ventidue capitoli che compongono il Secondo Libro del TAD dove il Salesio intende farci capire meglio “Come le perfezioni divine non siano che una sola ma infinita perfezione”. Quando facciamo la Professione di Fede (il Credo) noi affermiamo di credere in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra… Il vecchio catechismo di San Pio X parlava di Dio usando il superlativo “perfettissimo” cioè senza difetto, senza limiti, potente, sapiente e infinitamente buono; l’attuale Catechismo della Chiesa Cattolica, anche se con altre parole e meno sinteticamente, dice la stessa cosa. Francesco ci trasmette la sua convinzione che noi, parlando di Dio, esprimiamo “non tanto quello che Egli è in se stesso”, ma ci riferiamo “alle opere che ci danno modo di contemplarlo”. Per farci meglio comprendere tale concetto porta ad esempio la nostra percezione del sole che ai nostri occhi può apparire di colore diverso quando sorge, quando è allo “zenit”, al centro della giornata, e quando tramonta. E’ il sole che cambia colorazione o altri fenomeni lo fanno apparire diverso ai nostri occhi? La risposta ci sembra ovvia e, infatti continua il Nostro: “Nelle nostre meditazioni diamo a Dio nomi diversi come se avesse molte e diverse qualità e perfezioni”. Ma Dio, anche se noi lo “pensiamo” in modi diversi è sempre lo stesso. Specifica l’Autore: “Se lo consideriamo in quanto punisce i cattivi, lo diciamo giusto; in quanto libera il peccatore dalla sua miseria, lo predichiamo misericordioso; in quanto ha creato tutte le cose e fa molti miracoli, lo chiamiamo onnipotente; in quanto mantiene esattamente le sue promesse, lo proclamiamo verace; in quanto fa tutte le cose con ordine meraviglioso, diciamo che è sapientissimo; e così via, secondo le varietà delle sue opere gli attribuiamo una grande varietà di perfezioni”. La nostra mente, quando medita il mistero di Dio, non potendolo penetrare, si serve di categorie umane, ma limita, attraverso il pensiero e il linguaggio ciò che Dio è veramente. Aggiunge, invero, il de Sales: “Tuttavia in Dio non vi è varietà, né differenza alcuna di perfezioni; ma egli stesso è una sola autentica, semplicissima ed assolutamente unica perfezione, poiché tutto ciò che è in lui non è altro che egli stesso, e tutte le qualità che affermiamo presenti in lui con tanta varietà, vi si trovano in una semplicissima e purissima unità”. Riprendendo poi l’esempio del sole sottolinea: “E come il sole non ha nessuno dei colori che gli attribuiamo, ma è una sola splendida luce che supera ogni colore e che rende alla nostra vista smaglianti tutti i colori, allo stesso modo, in Dio, non vi è nessuna di quelle perfezioni che immaginiamo, ma una sola, purissima qualità, che è al di sopra di tutte le perfezioni e perfeziona tutto ciò che è perfetto”.Questo ci porta a fare una considerazione importante ed umile al tempo stesso: quanto siamo piccoli di fronte all’immensità di Dio! Eppure, in qualche modo, egli ci rende partecipi della sua santità e della sua grandezza: i santi ne sono la dimostrazione. Dunque, nell’odierna memoria di San Martino di Tours preghiamo con le parole della liturgia

O Dio, che hai fatto risplendere la tua gloria nella vita e nella morte del vescovo san Martino, rinnova in noi i prodigi della tua grazia, perché né morte né vita ci possano mai separare dal tuo amore. Amen

Ed oggi proviamo a soffermarci sulle parole del “Benedictus” (Lc 1,78) che ci invitano a riconoscere la misericordia di Dio come “sole che sorge” per rischiarare le tenebre del mondo. Buona giornata,

PG&PGR