27 Ottobre 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

l’essere stati creati da Dio a sua immagine e somiglianza significa, dice il Salesio, “che abbiamo una grande convenienza con la sua divina Maestà”. Abbiamo già spiegato, speriamo in modo chiaro, cosa egli intenda per “convenienza-inclinazione” ed è da sottolineare che il genere umano è il solo, tra tutte le creature, a poter vantare questa inclinazione verso il Creatore essendo l’unico ad avere un’anima che “è spirituale, indivisibile, immortale; intende, vuole e vuole liberamente; ha la capacità di giudicare, discutere, conoscere e possedere virtù; in ciò assomiglia a Dio”.

Forse siamo talmente abituati a sentirci dire che siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio che quasi non ci facciamo più caso. Magari qualcuno vorrebbe prendere il suo posto… Quest’anima, continua il Nostro, abita in tutto il corpo e in ciascuna parte di esso. In effetti anche l’appartenenza alla Chiesa, in qualche modo, “funziona” alla stessa maniera: essa, nel suo insieme, forma il corpo mistico del Cristo, ma crede e opera attraverso ogni suo membro. Dunque anche questi membri, restando uniti al loro Capo, sono Chiesa. Il TAD prosegue dicendo che l’uomo “conosce se stesso e si ama con atti prodotti ed espressi dall’intelletto e la volontà” che pur essendo distinti l’uno dall’altra “restano inseparabilmente uniti all’anima” offrendoci l’esempio della Santissima Trinità e dicendoci che le “Persone” che la compongono sono distinte tra loro “e tuttavia inseparabili ed unite, anzi piuttosto una medesima, sola, semplice ed unica divinità in modo assoluto”. Il nostro autore si spinge ad affermare che, oltre alla con-venienza che deriva dalla somiglianza, “c’è una rispondenza, che non ha l’eguale, tra Dio e l’uomo per la reciproca perfezione…”. Ma Francesco, cosa dici mai? Per essere perfetto Dio ha bisogno dell’uomo? Spiegati, per favore! Continua sorridendo: “…non nel senso che Dio possa ricevere delle perfezioni dall’uomo, ma perché come l’uomo non può essere portato a perfezione se non dalla bontà divina, così la divina bontà non può esercitare così bene la sua perfezione al di fuori di sé se non nell’uomo”. L’uomo, anche se a volte sembra dimenticarlo, ha un grande bisogno di Dio e della sua bontà; Egli, bontà immensa e sovrabbondante, “ha bisogno” di riversare i suoi beni sull’uomo. Ci viene in mente un’immagine: ricordate la siccità dell’estate scorsa e che, purtroppo, persiste? Noi siamo come quei fiumi quasi in secca, quei campi aridi e assetati; Lui è il “gran nuvolone” carico di acqua, desideroso di distribuirla a lungo, con generosità e in modo dolce per ridare vita alla terra inaridita che sono le nostre anime.

Preghiamo

Signore, nella nostra imperfezione, cerchiamo la Tua perfezione; nella nostra aridità cerchiamo in Te la “fertilità”; nella nostra povertà, invochiamo la ricchezza dei tuoi doni. Amen.

Ed oggi ringraziamo più profondamente il Signore per questa reciproca perfezione. Buona giornata,

PG&PGR