Carissimi,
anche il XIV capitolo è breve e in esso Francesco intende spiegare “Come la carità debba essere chiamata amore”. Inizia chiamando in causa un teologo e filosofo del secondo secolo, Origene, che “da qualche parte afferma che, a suo parere, la divina Scrittura, per impedire che il termine amore offrisse occasione di pensar male agli spiriti deboli, perché più adatto a significare una passione carnale che un affetto spirituale, al posto del termine amore ha usato quello di carità e di dilezione, che sembrano termini più onesti”.
Non possiamo non rammaricarci che dopo diciotto secoli le cose non siano cambiate…Anzi, se è possibile, sono peggiorate…”Potenza” dell’uomo che riesce a travisare anche le cose più belle che Dio ha messo nelle sue mani. Sant’Agostino, commenta il de Sales, sembra però non essere d’accordo con questo prudenziale accorgimento e, anche se il termine amore rischia di essere frainteso, è comunque usato in tutta la Sacra Scrittura. Anche altri autori, continua l’Autore, e tra questi San Dionigi (supponiamo si riferisca a San Dionigi Aeropagita piuttosto che a San Dionigi di Parigi – n.d.r.) si esprimono in modo favorevole all’uso del termine amore “insegnando che i teologi, ossia gli Apostoli e i loro primi discepoli, per togliere dall’inganno il popolo e frenare la sua fantasia che intendeva il termine amore nel senso profano e carnale, lo hanno preferito nelle cose divine a quello di dilezione” in quanto più appropriato in ciò che si riferisce a Dio. Cose da matti! Ma ci rendiamo conto di quante “storture” è capace la mente umana? Questi poveri santi autori hanno dovuto fare i “salti mortali” per ridare al termine amore il suo giusto e sacrosanto posto. Onore a Sant’Ignazio di Loyola che, incurante di tanta “prudenza”, ha scritto: «Il mio amore è crocifisso» riferendosi al Signore Gesù. Nel mondo latino, anche in quello pagano, commenta il Nostro, il termine “dilezione” aveva minore intensità di “amore” e riporta una frase di Cicerone: «Clodio ha per me dilezione, o per dirla ancora meglio, mi ama». Dunque, conclude Francesco: “Il termine amore, in quanto migliore, è stato dato alla carità, come al principale e al più elevato di tutti gli amori: di modo che, per tutte queste ragioni, e perché volevo parlare degli atti di carità più che dell’abitudine in essa, ho dato a questa piccola opera il titolo : Trattato dell’Amor di Dio”. Caro Francesco, se tutte queste questioni tra dilezione, amore e carità, se le “dispute”, le discussioni e le opinioni dei grandi del passato, ti hanno portato a scrivere il TAD, nonostante la confusione che potrebbero creare nella nostra “piccola” testa, beh!, che siano benedette.
Preghiamo
Signore, come possiamo dimostrarti il nostro amore? Aiutaci a vincere le resistenze, i timori, le tentazioni che rallentano il nostro cammino e rinnova il nostro cuore col soffio del Tuo Spirito. Amen
Ed oggi, superando i tanti ragionamenti umani e i tanti modi di chiamare l’amore, cerchiamo di viverlo in semplicità e purezza di spirito. Buona giornata,
PG&PGR