Carissimi,
si fa presto a dire: quello è mio amico e, specialmente noi romani, usiamo questo termine con tanta facilità senza fare troppe distinzioni. Il pensiero del Salesio, come già vi sarete accorti nella prima parte di questo capitolo, è molto più complesso e allora, senza indugi, lasciamo a lui la parola: “Se amiamo semplicemente l’amico senza preferirlo agli altri, questa non è che semplice amicizia; se invece lo preferiamo, questa amicizia si chiamerà dilezione, che corrisponde ad amore di elezione, perché tra le diverse cose che amiamo facciamo la scelta di una per preferirla”. Per capire meglio pensiamo al rapporto che Gesù aveva con i Dodici rispetto a quello che aveva con gli altri discepoli: egli li scelse dopo una notte di preghiera (Cfr Lc 6,12-13). Prosegue il TAD: “Quando, per tale dilezione, non preferiamo di molto un amico agli altri, abbiamo una semplice dilezione; ma se al contrario preferiamo in modo particolarissimo un amico agli altri della stessa condizione, questa amicizia si chiama dilezione di eccellenza”. A parte quelli personali, l’esempio che può esprimere al meglio questo concetto è quello del legame tra Gesù e l’apostolo Giovanni: una dilezione che non discrimina gli altri undici e che, probabilmente, era originata dalla tenerezza per la giovane età di quell’apostolo. Ma, continua Francesco: “Se la stima e la preferenza che abbiamo per l’amico, benché sia grande e senza pari, può ancora venire messa a confronto ed avere qualche proporzione con le altre amicizie, l’amicizia si chiamerà dilezione di eccellenza”. Nonostante il suo amore per Giovanni, Gesù chiederà a Pietro se lo amava più degli altri (Cfr. Gv 21,15-19). Questa “stima di eccellenza” nei confronti di quell’altro apostolo, oltre che dall’affetto, era dovuta alla missione particolare che “il pescatore di Galilea” avrebbe assunto dopo l’Ascensione di Gesù al cielo: “Ho pregato per te, che non venga meno la tua fede, e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli (Lc 22,32)”. Con un salto di qualità, dall’umano al divino, Francesco conclude: “Ma se l’eminenza di questa amicizia è senza proporzione e confronto, al di sopra di tutte le altre, allora si chiamerà dilezione incomparabile, suprema, sovreminente, e questa, in una parola, è la carità dovuta all’amore di Dio… come suprema e somma dilezione”. In questo modo l’amore e la carità divengono un’unica cosa: questo amore-carità fa sì che il “cuore di Dio” si “fonda” col cuore dell’uomo; non avevamo già detto che l’amore nasce da Dio e a Lui ritorna? Aggiungiamo semplicemente: passando attraverso il nostro prossimo.
Preghiamo
Padre buono Tu sei Amore e, come dice San Giovanni, questo Amore “è più grande del nostro cuore”. Insegnaci Tu ad amare, veramente. Amen
Ed oggi…nonostante i nostri limiti, sforziamoci di amare di più. Buona giornata,
PG&PGR