Carissimi,
una cosa è certa: anche se non ci abbiamo mai pensato, come dice Francesco, “tutti i giorni facciamo l’esperienza di avere molte volontà contrarie” o, se non proprio contrarie, ci permettiamo di aggiungere, quanto meno diverse. Sintetizziamo due esempi del Salesio: quando i figli si allontanano dalla famiglia per motivi di studio o di lavoro, i genitori, per quanto possano essere contenti (volontà superiore) per il loro futuro, ne soffrono e vorrebbero tenerli vicini a sé (volontà inferiore). La stessa cosa accade nell’animo dei genitori quando i figli, sposandosi, si allontanano dalla casa paterna. Bisogna però fare attenzione a non cadere nell’errore dei Manichei, come anticipavamo nel messaggio di venerdì scorso. Dice, infatti, il TAD: “Non bisogna concludere che nell’uomo ci siano due anime, o due nature”, e citando nuovamente Agostino di Ippona aggiunge: «E’ la volontà, allettata da varie attrattive, mossa da diversi motivi, che sembra divisa in se stessa, per il fatto che è tirata in due direzioni, fino a che, decidendo in forza della propria libertà, segue l’una o l’altra» (Confessioni). Per comprendere ancora meglio mettiamoci nei panni di San Giuseppe nel momento in cui si rende conto che la sua promessa Sposa è in attesa di un figlio non suo: la volontà inferiore gli suggerisce di “rimandarla in segreto” (Mt 1,19), ma in seguito al sogno rivelatore la volontà superiore, alimentata dalla fede, gli fa accogliere con gioia la paternità legale del Cristo. Ma l’esempio più chiaro è il Signore stesso ad offrircelo nell’orto degli ulivi. Lasciamo, dunque, la parola a ciò che dice il Salesio: “Egli pregò che il calice della passione fosse allontanato da lui, ossia che ne fosse esente. In ciò esprime chiaramente la volontà della parte inferiore dell’anima, la quale, ragionando sui tristi ed angosciosi oggetti della passione che stava per subire — vivamente rappresentata nella sua immaginazione — pensò, come logica conseguenza, di fuggirli e di allontanarsene. Fece perciò al suo divin Padre la domanda che dimostra chiaramente come la parte inferiore dell’anima non si identifichi con il suo grado sensitivo, né la volontà inferiore con l’appetito sensibile; infatti né l’appetito sensibile, né l’anima in quanto sensitiva, possono fare alcuna domanda o preghiera, trattandosi di atti propri della facoltà razionale; in particolare non possono parlare con Dio, oggetto a cui i sensi non possono arrivare, per farlo conoscere all’appetito stesso. Ma il Salvatore, dopo aver in tal modo esercitato la sua parte inferiore e dimostrato che, secondo essa e le considerazioni che essa suggeriva, la sua volontà era incline a fuggire i dolori e le pene, mostrò ancora che aveva la parte superiore, con la quale aderendo inviolabilmente alla volontà eterna del suo Padre celeste ed al suo decreto, accettava volontariamente la morte, e, nonostante la ripugnanza della parte inferiore della sua ragione, esclamò: Ah, no, Padre mio, non si faccia la mia volontà, ma la tua. Quando dice la mia volontà egli parla della sua volontà quanto alla parte inferiore, mentre dicendo ciò volontariamente, mostra di avere una volontà superiore”. L’animo umano è veramente complesso e nel capitolo successivo ce ne renderemo ulteriormente conto. Coraggio!
Oggi si celebra la memoria di Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire e alla sua intercessione affidiamo la nostra preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che nel sacrificio dei martiri edifichi la tua Chiesa, mistico corpo del Cristo, fa’ che la gloriosa passione che meritò a sant’Ignazio una corona immortale, ci renda sempre forti nella fede. Amen
Ed oggi potremmo ricercare nella nostra memoria un fatto che confermi quanto abbiamo letto. Scavando qualcosa troveremo. Buona giornata,
PG&PGR