Carissimi,
non si può certamente negare che Francesco di Sales fosse un inguaribile ottimista. Iniziando il settimo capitolo (sempre del primo Libro) afferma che “la volontà ha una convenienza così stretta con il bene, che appena si rende conto della sua esistenza, vi si rivolge immediatamente per compiacersi in esso come in un graditissimo oggetto…” Egli considera la volontà sempre rivolta al bene e che non si lascia guidare da interessi che poco o nulla hanno a che vedere con Dio. Non dimentichiamoci che i destinatari del TAD sono coloro che hanno accettato di vivere devotamente la propria esistenza. C’è comunque bisogno di riconoscere quale sia la volontà retta e saggia, dedita alla ricerca del bene vero e che non si affanna dietro a qualche cosa di effimero e, talvolta ingannevole. Continua il Nostro: “La volontà ha pertanto un rapporto molto stretto con il bene; questa convenienza produce la compiacenza che prova la volontà nel percepire e sentire il bene; la compiacenza muove e spinge la volontà al bene; il movimento tende all’unione, e finalmente la volontà, mossa e disposta all’unione, cerca tutti i mezzi necessari per giungervi”. Ma il cuore dell’uomo, anche del cristiano, è sempre un po’ “ballerino” e spesso si può confondere l’attrazione con l’amore. Francesco si serve dell’esempio curioso, ma eloquente, della calamita e del ferro: senz’altro vera attrazione, ma senza anima. Per quanto riguarda gli esseri umani, dotati di ragione e di volontà, le cose stanno diversamente. A questo punto viene chiamato in causa il “compiacimento” o compiacenza, cioè l’azione della volontà verso la cosa (o la persona) amabile che viene definita come “la prima scossa o la prima emozione che il bene provoca nella volontà” e questo costituisce il primo passo verso l’amore: “Possiamo dunque dire: il bene stringe, trascina e lega il cuore per mezzo della compiacenza, ma l’attrae e lo conduce a sé per mezzo dell’amore; la compiacenza lo fa uscire, l’amore lo mette in moto. La compiacenza è il risveglio del cuore, l’amore ne è l’azione; la compiacenza lo fa alzare, l’amore lo fa camminare; il cuore spiega le sue ali per mezzo della compiacenza, ma con l’amore prende il volo”. Ma caro Francesco, sentiamo il bisogno di chiederti: in definitiva, cos’è l’amore. Ci sembra di udire la sua risposta: “Per parlare con chiarezza e precisione, l’amore non è altro che il movimento, lo scorrere e l’avanzare del cuore verso il bene”. E noi ci permettiamo di aggiungere: verso il bene oggettivo, non soggettivo. Il testo del TAD continua dicendo che c’è un legame strettissimo tra l’amore e il compiacimento; talmente stretto che alcuni hanno creduto fossero la stessa cosa: mi piace una cosa, una persona, un progetto, dunque lo amo. Il Salesio sembra non essere dello stesso avviso: “Essendo l’amore una vera passione dell’anima, non può essere il semplice compiacimento, ma è necessariamente il movimento che ne deriva”. E questo egli lo chiama “amore di compiacenza”…Sì, sì, siamo coscienti che questi sono concetti un po’ tosti da comprendere, ma, coraggio, ce la faremo. A domani per la conclusione del capitolo.
Ieri, anche se era domenica, abbiamo ricordato i Santi Angeli custodi e a loro chiediamo aiuto e protezione per crescere nell’amore di Dio e del prossimo. Così sia.
Ed oggi, cerchiamo un po’ più di tempo per meditare su che cosa sia, effettivamente per noi, l’amore. Buona giornata,
PG&PGR