5 Giugno 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

innanzi tutto buona festa della Pentecoste: lo Spirito Santo soffi forte su ognuno di noi e ci renda testimoni sempre più credibili dell’amore di Dio.

Eccoci al Primo Capitolo al quale il Papa assegna questo titolo: “Abbiamo creduto all’amore” e nel primo paragrafo ci propone la figura di “Abramo, nostro padre nella fede”. E’ senz’altro sacrosanto affermare che la fede è un dono gratuito di Dio, ma se vogliamo comprendere bene che cosa è bisogna fissare lo sguardo a tutta la Storia della Salvezza e “dobbiamo raccontare il suo percorso, la via degli uomini credenti, testimoniata in primo luogo nell’Antico Testamento. Un posto singolare appartiene ad Abramo, nostro padre nella fede”. Alla base di ogni vocazione particolare c’è sempre un determinato evento che sconvolge i piani dell’uomo. Questo è avvenuto per Abramo, per Mosè, per tutti i profeti, per la Vergine Maria, San Giuseppe, per gli apostoli e tanti, tanti altri ancora fino ai nostri giorni. Torniamo ad Abramo: “Nella sua vita accade un fatto sconvolgente: Dio gli rivolge la Parola, si rivela come un Dio che parla e che lo chiama per nome. La fede è legata all’ascolto. Abramo non vede Dio, ma sente la sua voce”. San Giovanni, all’inizio del suo Vangelo (1,18) dirà chiaramente che «Dio nessuno l’ha mai visto». Ma il non “vedere” non esclude il “sentire” e, meglio ancora l’“ascoltare”. Continua: “In questo modo la fede assume un carattere personale. Dio risulta così non il Dio di un luogo, e neanche il Dio legato a un tempo sacro specifico, ma il Dio di una persona, il Dio appunto di Abramo, Isacco e Giacobbe, capace di entrare in contatto con l’uomo e di stabilire con lui un’alleanza”. La fede, dunque “è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome”.[8] La chiamata di Dio è sempre accompagnata da una promessa e questo lo possiamo ben verificare ripercorrendo le varie chiamate dell’Antico e del Nuovo Testamento. Questo “binomio”, chiamata e promessa, hanno come caratteristica l’invito all’aprirsi a qualcosa di nuovo e di inatteso. Per quanto riguarda il primo elemento (chiamata) il Papa sottolinea: “Ciò che questa Parola dice ad Abramo consiste in una chiamata e in una promessa. È prima di tutto chiamata ad uscire dalla propria terra, invito ad aprirsi a una vita nuova, inizio di un esodo che lo incammina verso un futuro inatteso”. In tutte le chiamate c’è sempre un passo in avanti da compiere; il guardarsi indietro comprometterebbe tutto. Gesù dirà a chi lo vuol seguire, ma antepone altro alla sequela: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno dei cieli»(Lc 9,62). Continua il Pontefice: “La visione che la fede darà ad Abramo sarà sempre congiunta a questo passo in avanti da compiere: la fede “vede” nella misura in cui cammina, in cui entra nello spazio aperto dalla Parola di Dio”.Il secondo elemento del binomio è la promessa che accompagna la chiamata: “Questa Parola contiene inoltre una promessa: la tua discendenza sarà numerosa, sarai padre di un grande popolo (cfr Gen 13,16; 15,5; 22,17). È vero che, in quanto risposta a una Parola che precede, la fede di Abramo sarà sempre un atto di memoria. Tuttavia questa memoria non fissa nel passato ma, essendo memoria di una promessa, diventa capace di aprire al futuro, di illuminare i passi lungo la via. Si vede così come la fede, in quanto memoria del futuro, “memoria futuri”, sia strettamente legata alla speranza.[9] Il “binomio” diventa così un “trinomio”. Ci scusino i matematici se abbiamo invaso il loro campo!

Preghiamo

Signore alimenta in noi la fede per farci meglio credere alla tue promesse. La speranza faccia scaturire in noi il coraggio di una sempre maggiore e coerente testimonianza. Amen

Chiamata, promessa, speranza…Riscopriamole anche oggi. Buona domenica,

PG&PGR