Carissimi,
ci avviamo velocemente verso la conclusione della “Gaudete et exsultate” e nel numero 169 il Papa ci invita a “fare discernimento” non solo di fronte alle grandi scelte della vita, ma anche in quelle piccole, quotidiane, che poi sono le più frequenti. Dice: “Il discernimento è necessario non solo in momenti straordinari, o quando bisogna risolvere problemi gravi, oppure quando si deve prendere una decisione cruciale. È uno strumento di lotta per seguire meglio il Signore. Ci serve sempre: per essere capaci di riconoscere i tempi di Dio e la sua grazia, per non sprecare le ispirazioni del Signore, per non lasciar cadere il suo invito a crescere. Molte volte questo si gioca nelle piccole cose, in ciò che sembra irrilevante, perché la magnanimità si rivela nelle cose semplici e quotidiane. Si tratta di non avere limiti per la grandezza, per il meglio e il più bello, ma nello stesso tempo di concentrarsi sul piccolo, sull’impegno di oggi. Pertanto chiedo a tutti i cristiani di non tralasciare di fare ogni giorno, in dialogo con il Signore che ci ama, un sincero esame di coscienza. Al tempo stesso, il discernimento ci conduce a riconoscere i mezzi concreti che il Signore predispone nel suo misterioso piano di amore, perché non ci fermiamo solo alle buone intenzioni”.[169] In nota viene riportato l’epitaffio che si trova sulla tomba di Sant’Ignazio di Loyola: “Non aver nulla di più grande che ti limiti e tuttavia stare dentro ciò che è più piccolo: questo è divino”. Quello del discernimento, anche nelle piccole cose, è sempre un dono di Dio che non va sottovalutato o messo da parte perché, come ci ricordava anche Francesco di Sales, Dio parla al cuore degli umili e dei piccoli. Continua il Pontefice: “È vero che il discernimento spirituale non esclude gli apporti delle sapienze umane, esistenziali, psicologiche, sociologiche o morali. Però le trascende. E neppure gli bastano le sagge norme della Chiesa. Ricordiamo sempre che il discernimento è una grazia. Anche se include la ragione e la prudenza, le supera, perché si tratta di intravedere il mistero del progetto unico e irripetibile che Dio ha per ciascuno e che si realizza in mezzo ai più svariati contesti e limiti. Non è in gioco solo un benessere temporale, né la soddisfazione di fare qualcosa di utile, e nemmeno il desiderio di avere la coscienza tranquilla. È in gioco il senso della mia vita davanti al Padre che mi conosce e mi ama, quello vero, per il quale io possa dare la mia esistenza, e che nessuno conosce meglio di Lui. Il discernimento, insomma, conduce alla fonte stessa della vita che non muore, cioè «che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3). Non richiede capacità speciali né è riservato ai più intelligenti e istruiti, e il Padre si manifesta con piacere agli umili (cfr Mt 11,25)”.[170] Non dobbiamo dimenticare, però, che i doni di Dio, gratuiti e frutto della sua bontà, vanno sempre “richiesti” e in questo la preghiera occupa un posto privilegiato. Aggiunge il Santo Padre: “Anche se il Signore ci parla in modi assai diversi durante il nostro lavoro, attraverso gli altri e in ogni momento, non è possibile prescindere dal silenzio della preghiera prolungata per percepire meglio quel linguaggio, per interpretare il significato reale delle ispirazioni che pensiamo di aver ricevuto, per calmare le ansie e ricomporre l’insieme della propria esistenza alla luce di Dio. Così possiamo permettere la nascita di quella nuova sintesi che scaturisce dalla vita illuminata dallo Spirito”.[171] La preghiera è un “dialogo” con Dio e, quindi richiede, da parte nostra, la piena disponibilità all’ascolto di ciò che lo Spirito vuole suggerirci in quanto “potrebbe capitare che nella preghiera stessa evitiamo di disporci al confronto con la libertà dello Spirito, che agisce come vuole. Occorre ricordare che il discernimento orante richiede di partire da una disposizione ad ascoltare: il Signore, gli altri, la realtà stessa che sempre ci interpella in nuovi modi. Solamente chi è disposto ad ascoltare ha la libertà di rinunciare al proprio punto di vista parziale e insufficiente, alle proprie abitudini, ai propri schemi. Così è realmente disponibile ad accogliere una chiamata che rompe le sue sicurezze ma che lo porta a una vita migliore, perché non basta che tutto vada bene, che tutto sia tranquillo. Può essere che Dio ci stia offrendo qualcosa di più, e nella nostra pigra distrazione non lo riconosciamo”.[172] La “libertà di rinunciare al proprio punto di vista parziale” e la disponibilità ci richiamano alla mente ciò che nella Filotea ci suggeriva il Salesio: imparare ad essere così accoglienti verso il Signore, tanto da saper rinunciare anche al nostro libero arbitrio per lasciare più spazio all’ascolto di ciò che lo Spirito Santo vuole dirci: “Tale atteggiamento di ascolto implica, naturalmente, obbedienza al Vangelo come ultimo criterio, ma anche al Magistero che lo custodisce, cercando di trovare nel tesoro della Chiesa ciò che può essere più fecondo per l’oggi della salvezza. Non si tratta di applicare ricette o di ripetere il passato, poiché le medesime soluzioni non sono valide in tutte le circostanze e quello che era utile in un contesto può non esserlo in un altro. Il discernimento degli spiriti ci libera dalla rigidità, che non ha spazio davanti al perenne oggi del Risorto. Unicamente lo Spirito sa penetrare nelle pieghe più oscure della realtà e tenere conto di tutte le sue sfumature, perché emerga con altra luce la novità del Vangelo”.[173]
Scusateci se oggi siamo stati un po’ più “abbondanti”; domani ne capirete il motivo.
Preghiamo
Signore, effondi il Tuo Santo Spirito su ogni uomo e donna di buona volontà affinché la novità del Vangelo scaldi sempre più il nostro cuore e ci renda maggiormente disponibili ad accoglierla. Amen
Ed oggi, con un po’ di discernimento…fate voi! Buona giornata,
PG&PGR