11 Maggio 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi

qualcuno ha affermato che l’uomo è un “animale” che vive di abitudini, si affeziona ai luoghi e detesta i cambiamenti. Non è questo il luogo per entrare nel merito di tale affermazione, ma una cosa è certa: scrollarsi di dosso le abitudini è difficile e lo è ancor di più quando questo è riferito alla vita di fede. Essere cristiani per abitudine…Che tristezza! Afferma Papa Francesco: “L’abitudine ci seduce e ci dice che non ha senso cercare di cambiare le cose, che non possiamo far nulla di fronte a questa situazione, che è sempre stato così e che tuttavia siamo andati avanti. Per l’abitudine noi non affrontiamo più il male e permettiamo che le cose “vadano come vanno”, o come alcuni hanno deciso che debbano andare”. Così hanno fatto gli abitanti di Gerusalemme, sobillati dai Farisei, di fronte a Pilato. Se anche gli Apostoli, per quieto vivere, avessero agito allo stesso modo, quella prima Pentecoste non sarebbe servita a molto; avrebbe perso il suo senso profondo il monachesimo orientale e occidentale, Francesco di Assisi sarebbe rimasto nell’anonimato, il Concilio Vaticano II con i suoi sapienti documenti sarebbe già stato dimenticato in qualche biblioteca, Santa Teresa di Calcutta avrebbe continuato a fare la “maestrina”… Ma i Papa incoraggia: “lasciamo che il Signore venga a risvegliarci, a dare uno scossone al nostro torpore, a liberarci dall’inerzia. Sfidiamo l’abitudinarietà, apriamo bene gli occhi e gli orecchi, e soprattutto il cuore, per lasciarci smuovere da ciò che succede intorno a noi e dal grido della Parola viva ed efficace del Risorto. [137] Questa Parola viva ed efficace che dovrebbe scuoterci, farci uscire dal torpore, renderci “gagliardi”, è la stessa che ha smosso tante anime. Continua il nostro documento: “Ci mette in moto l’esempio di tanti sacerdoti, religiose, religiosi e laici che si dedicano ad annunciare e servire con grande fedeltà, molte volte rischiando la vita e certamente a prezzo della loro comodità. La loro testimonianza ci ricorda che la Chiesa non ha bisogno di tanti burocrati e funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’entusiasmo di comunicare la vera vita. I santi sorprendono, spiazzano, perché la loro vita ci chiama a uscire dalla mediocrità tranquilla e anestetizzante. [138] Purtroppo, anche noi preti, dobbiamo ammettere che spesso, nostro malgrado, ci ritroviamo ad essere dei burocrati, degli “impiegati” che rilasciano documenti di vario genere, degli “amministratori” stanchi che passano più tempo in ufficio che nel confessionale, che devono preoccuparsi più di un tetto che perde o di una tubatura usurata dal tempo, che di ascoltare la gente che cerca qualche parola di consolazione o incoraggiamento. Se nelle Parrocchie non ci fosse un po’ di volontariato, poveri noi e povera la nostra testimonianza! Questa sezione si chiude con l’invito del Papa ad invocare lo Spirito di Dio perché rinnovi in tutti noi, preti, religiosi/e e laici, il coraggio apostolico: “Chiediamo al Signore la grazia di non esitare quando lo Spirito esige da noi che facciamo un passo avanti; chiediamo il coraggio apostolico di comunicare il Vangelo agli altri e di rinunciare a fare della nostra vita un museo di ricordi. In ogni situazione, lasciamo che lo Spirito Santo ci faccia contemplare la storia nella prospettiva di Gesù risorto. In tal modo la Chiesa, invece di stancarsi, potrà andare avanti accogliendo le sorprese del Signore. [139] E le sorprese del Signore, se ci impegniamo a riconoscerle, non tarderanno ad arrivare.

Preghiamo

Signore fa’ di tutti noi testimoni appassionati del Vangelo; non permettere che cadiamo nell’abitudine di un cristianesimo sbiadito, stanco e senza entusiasmo. Amen

Ed oggi non esitiamo a fare un passo in avanti. Buona giornata,

PG&PGR