Carissimi
il mondo è sempre attratto dalla “novità”, dalle innovazioni nei vari campi, scientifici, tecnologici, artistici, ecc. L’unica novità che sembra non avere lo stesso successo dell’ultimo film, artista, ballo o del modello più recente e “fico” di smarphone e “aggeggi” del genere, è Dio. Eppure, dice il Papa: “Dio è sempre novità, che ci spinge continuamente a ripartire e a cambiare posto per andare oltre il conosciuto, verso le periferie e le frontiere”. Molti, cristiani compresi, esplorano nuove mete turistiche, paesi esotici, si affrontano lunghi ed estenuanti viaggi, ci si avventura in luoghi sconosciuti, a volte anche pericolosi, per il gusto del nuovo, del bello, del misterioso, ma ci si guarda bene dal lasciarsi condurre da Dio “là dove si trova l’umanità più ferita e dove gli esseri umani, al di sotto dell’apparenza della superficialità e del conformismo, continuano a cercare la risposta alla domanda sul senso della vita. Dio non ha paura!” Siamo noi ad averla quando Egli ci invita a confrontarci con la realtà di un mondo che va alla rovescia, sempre più aperto alla novità del benessere e sempre meno verso chi soffre, verso gli “invisibili”. Continua asserendo che Dio “va sempre al di là dei nostri schemi e non teme le periferie. Egli stesso si è fatto periferia (cfr Fil 2,6-8; Gv 1,14). Per questo, se oseremo andare nelle periferie, là lo troveremo: Lui sarà già lì. Gesù ci precede nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua vita oppressa, nella sua anima ottenebrata. Lui è già lì”.[135] Aggiunge, citando l’Apocalisse di San Giovanni (3,20): “E’ vero che bisogna aprire la porta a Gesù Cristo, perché Lui bussa e chiama”, ma con una vena di amarezza pone a se stesso, e di conseguenza a tutti noi, questo interrogativo: “A volte mi domando se, a causa dell’aria irrespirabile della nostra autoreferenzialità, Gesù non starà bussando dentro di noi perché lo lasciamo uscire”. Quello dell’autoreferenzialità è un pericolo dal quale nessuno è esente: guardare solo a noi stessi, compiacerci di ciò che pensiamo e dispiacerci per ciò che ci impedisce la “scalata sociale”, la voglia dell’avere piuttosto che dell’essere. E l’uomo costringe il Cristo ad uscire dal suo cuore e dalla sua mente troppo impegnati in altro. Egli non si è fermato neanche di fronte alle difficoltà della sua missione, all’ostilità dei Samaritani, al pregiudizio dei Giudei, all’astiosità e la gelosia dei Farisei bempensanti, ma “«andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio» (Lc 8,1). Anche dopo la risurrezione, quando i discepoli partirono in ogni direzione, «il Signore agiva insieme con loro» (Mc 16,20). Questa è la dinamica che scaturisce dal vero incontro. [136] Lasciamoci sedurre da questo Maestro che bussa continuamente alla nostra porta per entrare, non releghiamolo alle sole pratiche religiose, non permettiamogli di “fuggire” da noi.
Preghiamo
Signore resta con noi anche quando siamo sordi, incapaci, intolleranti, quando i tuoi richiami ci disturbano perché ci mettono di fronte alle nostre responsabilità. Signore donaci un cuore nuovo capace di accoglierti, sempre. Amen
Ed oggi? Forse il Signore busserà: se per entrare, spalancate la porta; se per uscire sprangatela. Buona giornata,
PG&PGR