Carissimi,
oggi celebriamo la festa di un’altra grande mistica, Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa e ancora una volta, particolarmente in questo momento così difficile e doloroso per il nostro continente, ci affidiamo alla sua preghiera di intercessione.
Francesco di Sales, certamente lo ricorderete, cita più volte questa figura esaltandone l’umiltà. Al numero 118 della G.E. si legge: L’umiltà può radicarsi nel cuore solamente attraverso le umiliazioni. Senza di esse non c’è umiltà né santità. Se tu non sei capace di sopportare e offrire alcune umiliazioni non sei umile e non sei sulla via della santità”. L’esempio di tanti nostri fratelli e sorelle che hanno fatto dell’umiltà il cardine della loro vita è illuminante ma, diciamolo chiaramente, non facile da imitare. Nonostante ciò è la strada indicata dallo stesso Gesù Cristo. Continua il Papa:“La santità che Dio dona alla sua Chiesa viene mediante l’umiliazione del suo Figlio: questa è la via. L’umiliazione ti porta ad assomigliare a Gesù, è parte ineludibile dell’imitazione di Cristo: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme» (1 Pt 2,21)”. Tante volte ci siamo trovati a dire che il Cristo è venuto a manifestare e rivelare il Padre agli uomini, a farne conoscere l’amore misericordioso e “a sua volta manifesta l’umiltà del Padre, che si umilia per camminare con il suo popolo, che sopporta le sue infedeltà e mormorazioni (cfr Es 34,6-9; Sap 11,23-12,2; Lc 6,36). Per questa ragione gli Apostoli, dopo l’umiliazione, erano «lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù» (At 5,41). [118] E’ estremamente forte questa affermazione del Pontefice: Dio, il creatore, l’onnipotente, il re del cielo si umilia per camminare accanto alle sue creature spesso irriconoscenti. Gli Apostoli, dopo essere stati investiti della potenza dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, superano la paura di quello che per i Giudei è lo scandalo della croce e prendono piena coscienza della loro missione accettandone le conseguenze, fino al martirio. Probabilmente noi, come è accaduto per San Giovanni Evangelista, l’unico tra gli Apostoli a non aver subito il martirio, non saremo chiamati a dare la nostra testimonianza attraverso la strada cruenta, ma… Chiarisce il Papa: “Non mi riferisco solo alle situazioni violente di martirio, ma alle umiliazioni quotidiane di coloro che sopportano per salvare la propria famiglia, o evitano di parlare bene di sé stessi e preferiscono lodare gli altri invece di gloriarsi, scelgono gli incarichi meno brillanti, e a volte preferiscono addirittura sopportare qualcosa di ingiusto per offrirlo al Signore: «Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio» (1 Pt 2,20)”. Questo tipo di “martirio” incruento, silenzioso, umile, paziente, non è certamente meno gradito al Signore. Per non dare adito a interpretazioni errate del suo pensiero, Francesco papa specifica: “Non è camminare a capo chino, parlare poco o sfuggire dalla società. A volte, proprio perché è libero dall’egocentrismo, qualcuno può avere il coraggio di discutere amabilmente, di reclamare giustizia o di difendere i deboli davanti ai potenti, benché questo gli procuri conseguenze negative per la sua immagine”.[119] In una società dove regna sovrano il “culto” dell’immagine, una tale scelta ci fa tornare alla mente: Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli.
Preghiamo
Signore Gesù, ti chiediamo il dono della pazienza e dell’umiltà anche nelle piccole “croci” quotidiane; aiutaci ad accoglierle come Tu hai accolto la Tua. Amen
Ed oggi un po’ più di paziente umiltà. Buona giornata,
PG&PGR