Carissimi,
forse sarà un caso che questa riflessione sulla “Gaudete et exsultate” ci venga proposta in piena Quaresima, tempo liturgico nel quale, in modo particolare, siamo chiamati a “fare qualcosa di più” pur riconoscendo i nostri limiti. Ma…nulla accade per caso! Il numero 50 inizia dicendo: “In ultima analisi, la mancanza di un riconoscimento sincero, sofferto e orante dei nostri limiti è ciò che impedisce alla grazia di agire meglio in noi, poiché non le lascia spazio per provocare quel bene possibile che si integra in un cammino sincero e reale di crescita”. Questo pensiero Papa Francesco lo aveva già espresso nel 2013; Francesco di Sales, quattro secoli fa, invitava il cristiano ad essere ottimista in quanto la tentazione del pessimismo ci impedirebbe di mettere a frutto la grazia che il Signore ci concede. Evidentemente questo “ottimismo salesiano” non ci rende invulnerabili: “La grazia, proprio perché suppone la nostra natura, non ci rende di colpo superuomini. Pretenderlo sarebbe confidare troppo in noi stessi. In questo caso, dietro l’ortodossia, i nostri atteggiamenti possono non corrispondere a quello che affermiamo sulla necessità della grazia, e nei fatti finiamo per fidarci poco di essa”. Noi, uomini e donne, non lo neghiamo, siamo sempre impazienti e vorremmo vedere subito dei risultati positivi nelle nostre attività; e quando un’impresa non risponde alle nostre aspettative, senza troppo riflettere, l’abbandoniamo. E questo, in campo spirituale, è un grosso errore. Non contiamo troppo su noi stessi e nelle nostre capacità? Continua il Santo Padre: “Se non riconosciamo la nostra realtà concreta e limitata, neppure potremo vedere i passi reali e possibili che il Signore ci chiede in ogni momento, dopo averci attratti e resi idonei col suo dono”. Se non siamo in grado di accettare la concretezza della nostra condizione umana, con tutti i suoi “paletti”, non saremo neanche in grado di accogliere con gioia e riconoscenza i nostri piccoli progressi. Ci sembreranno insignificanti, futili, quasi inutili e questo ci porterebbe inevitabilmente ad una grande mancanza di umiltà e di fiducia in Dio. Il Papa riprende un concetto espresso nel Concilio di Trento(!), sempre valido, che considera la grazia come “preveniente, concomitante e susseguente”. Cosa vuol dire? Molto brevemente: preveniente: la grazia iniziale che consente di scegliere di cooperare con Dio; concomitante che agisce “in noi e con noi” quando si collabora con essa; susseguente, che scaturisce dalle prime due. Conclude Francesco, papa,: ”La grazia agisce storicamente e, ordinariamente, ci prende e ci trasforma in modo progressivo. Perciò, se rifiutiamo questa modalità storica e progressiva, di fatto possiamo arrivare a negarla e bloccarla, anche se con le nostre parole la esaltiamo. [50] Per dirla con parole più semplici: il cammino di conversione è un cammino lento, a volte faticoso, ma progressivo, costante, convinto.
Preghiamo
Signore, accompagnaci sempre con la Tua grazia, in ogni momento, in ogni scelta, anche, soprattutto, nelle difficoltà. Aiutaci a cercare la Tua presenza in ogni nostra azione. Amen
Ed oggi, cerchiamo di riconoscere questa presenza di Dio in ogni nostra azione…buona, s’intende!J Buona giornata,
PG&PGR
PREGHIAMO, PREGHIAMO, PREGHIAMO PER LA PACE