Carissimi,
Francesco di Sales metteva in guardia Filotea dicendole di non “montare in superbia” per i suoi successi spirituali e non avvilirsi troppo per gli insuccessi e sollecitava tutti noi a chiedere continuamente l’aiuto del Signore senza confidare troppo nelle sole nostre forze che, senza dubbio, ci deluderebbero. Il pensiero dei pelagiani e semipelagiani si oppone a tutto questo. Leggiamo infatti nel numero 49 della G.E.: “Quelli che rispondono a questa mentalità pelagiana o semipelagiana, benché parlino della grazia di Dio con discorsi edulcorati, «in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico»”. Questo concetto Papa Francesco lo aveva già espresso nella sua prima Esortazione apostolica, la “Evangelii gaudium” (2013), all’inizio del suo Pontificato e che abbiamo già citato. In quel documento, tra l’altro, il Pontefice diceva che la Chiesa, per essere credibile, deve uscire dalla mentalità di un “funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non è il Popolo di Dio, ma piuttosto la Chiesa come organizzazione” (E.G. 94). Quello delle norme e dell’irremovibilità di alcuni, non è il vero stile cattolico, non è lo stile di Gesù Cristo. Continua il testo della G.E.: “Quando alcuni di loro si rivolgono ai deboli dicendo che con la grazia di Dio tutto è possibile, in fondo sono soliti trasmettere l’idea che tutto si può fare con la volontà umana, come se essa fosse qualcosa di puro, perfetto, onnipotente, a cui si aggiunge la grazia”. Forse dimenticano che la grazia non è una “appendice”, ma l’origine in quanto dono di Dio che è il principio di tutto. Ma anche la grazia, come sostiene San Tommaso d’Aquino, è in un certo qual modo, imperfetta. No, non è una contraddizione, ma una semplice constatazione. Spiega, il Papa: “Si pretende di ignorare che «non tutti possono tutto» e che in questa vita le fragilità umane non sono guarite completamente e una volta per tutte dalla grazia”. Il Battesimo, infatti, ci libera dal peccato originale e il sacramento della Riconciliazione dai peccati “attuali”, ma non eliminano la possibilità di peccare ancora. C’è dunque bisogno di un impegno personale sostenuto e guidato dalla grazia per poter rispondere all’invito alla santità, riconoscendo i propri limiti, senza pretese e senza eccessivi rammarichi che spesso sfociano in un perenne pessimismo e scontento. Concludendo questo numero, Francesco, papa, afferma: “In qualsiasi caso, come insegnava sant’Agostino, Dio ti invita a fare quello che puoi e «a chiedere quello che non puoi»; o a dire umilmente al Signore: «Dammi quello che comandi e comandami quello che vuoi».[49] “Fare quello che puoi” significa prendere sul serio l’impegno cristiano secondo le proprie possibilità effettive (non le proprie “voglie”!); “chiedere quello che non puoi” chiama in causa la preghiera e la fiducia in Gesù Cristo che ha detto: «Chiedete e vi sarà dato»(Lc 11,9a)
Preghiamo
Signore insegnaci l’arte dell’umiltà, a riconoscere ed accettare i nostri limiti, le nostre piccolezze, le nostre mancanze. Facci sentire piccoli e bisognosi di fronte alla Tua grandezza, alla Tua bontà, alla Tua misericordia. Amen
Ed oggi, seguendo il consiglio di Sant’Agostino, facciamo quello che possiamo e chiediamo, con fede, quello che non possiamo. Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR