Carissimi,
il primo capitolo dell’Esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” ha come titolo principale “La chiamata alla santità” ( non poteva essere altrimenti!) e il sottotitolo, dei numeri da 3 a 9, suona proprio come un vero e proprio “damose ‘na mossa” con il conforto de “I santi ci incoraggiano e ci accompagnano”. Papa Francesco prende come punto di partenza la Lettera agli Ebrei il cui autore non ci è dato di conoscere. Dice che in essa “si menzionano diversi testimoni che ci incoraggiano a «correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti» (12,1). Lì si parla di Abramo, di Sara, di Mosè, di Gedeone e di altri ancora (cfr 11,1-12,3) e soprattutto siamo invitati a riconoscere che siamo «circondati da una moltitudine di testimoni» (12,1) che ci spronano a non fermarci lungo la strada, ci stimolano a continuare a camminare verso la meta. E tra di loro può esserci la nostra stessa madre, una nonna o altre persone vicine (cfr 2 Tm 1,5). Forse la loro vita non è stata sempre perfetta, però, anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e sono piaciute al Signore”. [3] Forse questi esempi dei personaggi dell’Antico testamento e del loro rapporto con il Signore, possono sembrare un po’ lontani da noi visto che Egli “dialogava” con loro come un uomo fa con un altro uomo. Ma non dobbiamo fermarci a questa forma “diretta” che è riservata a pochi. Tanti altri, più o meno conosciuti, attraverso la loro unione spirituale con Dio, ci accompagnano in questo cammino della vita offrendoci la loro testimonianza di fede vissuta nella “normalità” e non scevra da imperfezioni presenti anche nei Santi con “l’aureola”. Pensiamo agli Apostoli nell’orto degli ulivi…! Ma, continua nel numero successivo il Pontefice: “I santi che già sono giunti alla presenza di Dio mantengono con noi legami d’amore e di comunione. Lo attesta il libro dell’Apocalisse quando parla dei martiri che intercedono: «Vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso…” E qui viene chiamato in causa uno degli articoli della nostra Professione di Fede quando diciamo di credere nella Comunione dei Santi. Continua citando un passaggio dell’Omelia di Benedetto XVI, suo predecessore, pronunciata in occasione dell’inizio del suo pontificato: “Possiamo dire che «siamo circondati, condotti e guidati dagli amici di Dio. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta»”.[4] Parole di un pontefice che aveva raccolto la “pesante ed impegnativa” eredità del suo predecessore, San Giovanni Paolo II. Poi, con specifico riferimento ai processi di beatificazione (per i Beati) e di canonizzazione (per i Santi), specifica che in essi “si prendono in considerazione i segni di eroicità nell’esercizio delle virtù, il sacrificio della vita nel martirio e anche i casi nei quali si sia verificata un’offerta della propria vita per gli altri, mantenuta fino alla morte. Questa donazione esprime un’imitazione esemplare di Cristo, ed è degna dell’ammirazione dei fedeli. Ricordiamo, ad esempio, la beata Maria Gabriella Sagheddu (1914-1939), che ha offerto la sua vita per l’unità dei cristiani [5]. Chi era questa beata sconosciuta ai più? Una monaca trappista, di umili origine sarde che offrì, nel silenzio, la sua esistenza per l’unità dei cristiani quando il termine “ecumenismo” era conosciuto solo dagli “addetti ai lavori”. Come lei tanti altri anonimi Beati/e e Santi/e si sono offerti per la “causa di Dio” rispondendo con “eroicità” alla propria vocazione. Perché non prendere esempio e coraggio da loro?
Preghiamo
Signore, forse non ci chiami a fare cose eclatanti, ma a vivere una vita semplice, anche nascosta, aperta comunque ai tuoi disegni. Aiutaci a riconoscerli e viverli con pienezza. Amen
Ed oggi? Possiamo trasformare l’ordinario in straordinario? Proviamoci. Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR