20 Gennaio 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

eccoci giunti al sedicesimo capitolo al quale Francesco di Sales dà questo titolo: “I ricordi da conservare dopo questo esercizio”, dove per “esercizio” si intende tutto ciò che finora ci ha suggerito per introdurci alla vita devota, cioè alla piena vita di fede; nella sua brevità esprime il sentimento di chi, grato al Signore per i suoi benefici, è deciso ad intraprendere un vero cammino di conversione. Lasciamo la parola all’autore: “Il giorno in cui avrai fatto questo rinnovamento e in quelli che seguiranno, dovrai ripetere spesso con il cuore e con la bocca quelle ardenti parole di S. Paolo, di S. Agostino, di S . Caterina da Genova e altri: No, non mi appartengo più; sia che viva, sia che muoia, appartengo al mio Salvatore; non sono più io e non ho più niente di mio: il mio io è Gesù, il mio possesso è essere sua; o mondo, tu sei sempre lo stesso; anch’io sono sempre stata la stessa; ma d’ora in poi non sarò più me stessa”. Pensiamo che tutto questo possa essere riassunto nella volontà di piegare il nostro “io” alla volontà di Dio distaccandoci dalla mentalità materialistica del mondo che non sa, e tante volte non vuole, guardare… oltre. Continua: “No, non saremo più noi stessi. perché il nostro cuore sarà cambiato e il mondo che ci ha ingannato tante volte, rimarrà ingannato in noi questa volta, perché, accorgendosi solo poco a poco del mutamento avvenuto in noi, penserà che noi siamo sempre degli Esaù, mentre siamo dei Giacobbe”. Esaù, come si legge in Gen 25,29-34, rinunciò ad un bene superiore, la primogenitura, per uno di gran lunga inferiore, un piatto di lenticchie: a scapito di una promessa, ha preferito riempire la pancia, mentre Giacobbe, anche se con un piccolo “inganno”, ottenne la benedizione spettante al primogenito. Non vi meravigliate: anche questo era nel disegno di Dio. Rileggendo la Filotea ci siamo resi conto che il santo vescovo di Ginevra, pur essendo un grande maestro di spiritualità, ha il grande pregio di essere anche un uomo “con i piedi ben piantati per terra” e che questa sua opera è rivolta soprattutto a chi “vive nel mondo”, concludendo il capitolo, sottolinea: “Bisogna che questi esercizi penetrino il cuore, e quando lasciamo la riflessione e la meditazione, dobbiamo tornare ai nostri affari e alle conversazioni con moderazione, per non versare subito il liquore dei nostri buoni propositi; quel liquore deve permeare e penetrare bene tutte le parti dell’anima, ma il tutto sempre senza sforzo né dello spirito, né del corpo”. Lasciamo che questo “sforzo” sia il Signore stesso a farlo: lui è il seminatore, noi il terreno, speriamo buono, che accoglie il seme della Parola. Lasciamoci permeare dalla sua Grazia.

Preghiamo

Signore, rendici terreno fertile per accogliere la Parola che semini in noi e tienici lontani da tutto ciò che può impedirci di portare buoni frutti di conversione per noi stessi e per gli altri. Amen

Ed oggi, alla preghiera, uniamo il nostro impegno personale. Buona giornata,
PG&PGR