Carissimi,
il mondo in cui viviamo, diciamolo chiaramente, tutto è meno che virtuoso: violenze di ogni tipo, il più delle volte perpetrate, vigliaccamente, contro i più deboli e indifesi, ingiustizie di vario genere, l’economia di tante famiglie e tanti paesi che fa acqua da tutte le parti, ma che continua a favorire “chi se la passa bene”, la burocrazia che frena ogni tentativo di utili e onesti interventi, ecc. Se a tutto questo aggiungiamo i nostri limiti personali, il quadro si appesantisce ulteriormente. Come e cosa fare? La risposta migliore è senz’altro quella di cominciare da noi stessi ad essere operatori di pace, di giustizia, di bontà. Nel capitolo undicesimo che affrontiamo oggi per intero, Francesco di Sales condivide con noi una seconda considerazione: “Pensa che soltanto la devozione e le virtù sono in grado di dare la felicità alla tua anima su questa terra; guarda come sono belle!” Ci invita, dunque a fare dei confronti seri e coscienziosi: “Metti a confronto le virtù e i vizi per convincertene: pensa, per esempio, alla soavità della Pazienza a confronto con la vendetta; la dolcezza, a confronto con l’ira e l’amarezza; l’umiltà a confronto con l’arroganza e l’ambizione; la generosità contro l’avarizia, la bontà contro l’invidia, la morigeratezza contro gli eccessi!” Sinceramente ci verrebbe voglia di dire al “sognatore” Francesco: Mettiti nei nostri panni e considera i nostri tempi, la nostra società con tutte le sue “storture”. Probabilmente ci sorriderebbe benevolmente rispondendo: Pensate che la vita, ai miei tempi, fosse più facile? Guerre, divisioni, soprusi, inganni, sfruttamento, malattie, povertà… Scusaci, Francesco! No, non sei un sognatore; hai solo saputo leggere, molto meglio di noi, nel cuore dell’uomo interpretando la sua nostalgia di bene: “Le virtù esercitate hanno un pregio unico: rallegrano l’anima con una dolcezza e una soavità che non ha l’uguale; i vizi, invece, la lasciano stanca e disorientata. E allora perché non vogliamo metterci all’opera per raggiungere queste dolcezze?” E’ una sfida quella che il Nostro ci propone aggiungendo: “ Prendiamo i vizi: se uno ne ha pochi, non è felice; se ne ha molti, è infelice del tutto; per le virtù, invece, chi ne ha poche, è già in parte felice e questa felicità aumenta con le virtù”. Possiamo aggiungere che vizi e virtù sono un po’ come le ciliegie: una tira l’altra!. Il “sogno” del de Sales continua: “La vita devota è bella, dolce, gradevole e soave: addolcisce le tribolazioni e rende soavi le consolazioni. Senza di lei il bene è male, i piaceri sono carichi di agitazione, di confusione, di cedimenti. Chi conosce la devozione può dire a buon diritto con la Samaritana: Signore, dammi di quell’acqua! Questa invocazione torna spesso in Santa Teresa e in S. Caterina da Genova, anche se in circostanze diverse”. L’acqua che il Signore vuol dare alla samaritana (Cfr. Gv 4,1-26) e a tutti noi, è quella che disseta l’animo; non si attinge da un pozzo, ma dall’amore di Dio capace di trasformare la nostra vita, se glielo permettiamo.
Preghiamo
Signore, dacci sempre l’acqua viva delle Tue consolazioni; non permettere che il “vizio” della mondanità ci confonda trascinandoci nel vortice del malcontento e della rassegnazione. Amen
Ed oggi, seguendo l’invito di Francesco, vogliamo metterci all’opera con più lena? Ce lo auguriamo. Buona giornata,
PG&PGR