30 Novembre 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

col mese di novembre termina anche la nostra lettura del lungo capitolo XIII della quarta parte di Filotea. All’intercessione di Sant’Andrea, del quale oggi ricorre la festa, affidiamo il nostro lavoro. Veniamo, quindi, al quarto punto nel quale Francesco sottolinea che, grazie, favori, doni (con una parola “dolcezze”) vengono sempre e soltanto da Dio e bisogna servirsene “attentamente secondo l’intenzione di Colui che ce le ha date.” Prosegue poi ponendo una domanda e dando subito la risposta: “Perché Dio ci ha dato queste dolcezze? Per renderci amabili con tutti e pieni di amore verso di Lui. La mamma dà una caramella al bambino per averne un bacio! E allora baciamo questo Salvatore che ci fa dono di tante dolcezze.” Il bacio, lo sappiamo bene, è segno di affetto ed esprime un legame importante; quando poi è posto sulle labbra, diventa un “sigillo” d’amore. Ma bisogna fare attenzione a non “degradarlo” a semplice saluto o a gesto di semplice “cortesia”. Nel pensiero del de Sales baciare il Salvatore “vuol dire obbedirgli, osservare i suoi comandamenti, fare la sua volontà, seguire i suoi desideri; in breve: abbracciamolo teneramente con obbedienza e fedeltà. Quando riceviamo consolazioni spirituali, dobbiamo essere ancora più attenti ad agire bene e ad umiliarci.” Vi siete mai chiesti quale sia il significato profondo dell’Adorazione della Santa Croce prevista nella liturgia del Venerdì Santo? Cosa vuole esprimere quel bacio dato ai piedi del Crocifisso e al quale, con molto rammarico, abbiamo dovuto rinunciare, a causa della pandemia, negli ultimi due anni? Perché quel gesto si chiama “adorazione”? Il verbo adorare è abusato o utilizzato in modo improprio quando ci si riferisce a cose di cui si potrebbe fare anche a meno (ad esempio “adorare” un determinato cibo o un luogo). Adorare il Signore Gesù coinvolge, invece, tutto il nostro essere, un legame ed un amore di cui il cristiano non può e non deve fare a meno. Ma, continua Francesco nel quinto punto, bisogna anche imparare a rinunciare. A che cosa? Ecco la sua risposta: “Ogni tanto, poi, bisogna saper rinunciare a queste dolcezze, tenerezze e consolazioni; bisogna staccarne il cuore e protestare che, pur accettandole con umiltà ed amandole, perché è Dio che ce ne fa dono per attirarci al suo amore, tuttavia non sono quelle che noi cerchiamo, ma soltanto Dio e il suo santo amore. Non cerchiamo le consolazioni, ma il Consolatore; non le dolcezze, ma il nostro dolce Salvatore; non le che è la Soavità del cielo e della sentimento dobbiamo Prepararci a santo amore di Dio, anche se in non dovessimo mai incontrare alcuna consolazione. Noi vogliamo dire sul Calvario quello che diciamo sul Tabor: Signore, è bello stare qui con te, sia che io ti veda sulla Croce, come nella tua Gloria.” Il riferimento all’episodio evangelico della Trasfigurazione (Cfr. Mt 17,1-8 e //) è emblematico e coinvolgente: adorare il Cristo glorioso deve necessariamente includere l’accettazione del Cristo crocifisso. Arriviamo così al sesto ed ultimo punto dove, citando l’ammonizione del libro dei Proverbi (25,16), il nostro Autore consiglia: “Infine, se ti dovesse capitare di trovarti in molte consolazioni, tenerezze, lacrime e dolcezze, o qualche altro favore divino da esse dipendente, ti consiglio di riferirne fedelmente alla tua guida spirituale, per sapere come devi comportarti e regolarti, perché sta scritto: Hai trovato il miele? Mangiane soltanto per star bene!” Ecco un ulteriore invito alla prudenza e all’umiltà per acquisire una maggiore consapevolezza della nostra responsabilità in quanto testimoni dell’Amore di Dio.

Preghiamo

Signore, i Tuoi doni ci mettono di fronte a delle grandi responsabilità; insegnaci ad accoglierli con fiducia, gratitudine e rispetto, consapevoli che non siamo noi a meritarli, ma la mediazione del Tuo Figlio, nostro Signore e fratello. Amen

Ed oggi ripetiamo spesso: Signore offro a Te tutti i Tuoi doni. Buona giornata,

PG&PGR

P.S. Auguri a tutti gli Andrea che conosciamo…e sono numerosi!!!