Carissimi,
siamo alla seconda sezione del XIII capitolo. Il discorso di Francesco, così entusiasmante all’inizio, comincia a prendere una piega diversa. Siamo partiti col “mare calmo e il vento in poppa”, ma qualcosa può sempre intralciare la navigazione. Che fare? Dice: “Anche se tutto dovesse capovolgersi, non soltanto intorno a noi, ma anche dentro di noi, nonostante tutto, per sempre e costantemente, la punta del nostro cuore, il nostro spirito, la nostra volontà superiore, che è la nostra bussola, deve guardare senza sosta e tendere stabilmente verso l’amore di Dio suo Creatore, suo Salvatore, suo unico e supremo bene.” La barca della nostra vita può incappare in una improvvisa tempesta che rischia di farla capovolgere…Nel vangelo di Marco (4,37-40), leggiamo della paura e dell’angoscia dei discepoli che, mentre Gesù dorme tranquillamente, urlano di paura prevedendo l’imminente naufragio. Gesù, svegliato da quelle grida e dopo aver ordinato alle acque e al vento di calmarsi, li rimprovera severamente: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?” Avere fede e speranza. Questa è la chiave di volta per affrontare le tempeste dell’animo. Continua il Nostro: “E questo indipendentemente dal fatto che la nostra anima sia nella tristezza o nella gioia, nella dolcezza o nell’amarezza, in pace o nel turbamento, nella luce o nelle tenebre, nella tentazione o nella serenità, nel piacere o nel disgusto, nella aridità o nella tenerezza, sia infine che il sole la bruci o che la rugiada la rinfreschi!” Potrebbe essere una grande tentazione quella di dire: Signore, tu pretendi troppo da noi!. Ma Lui fa bene tutte le cose anche quando a noi, che non vediamo al di là del nostro naso, sembrano prove troppe ardue e, magari, anche ingiuste. Certamente dobbiamo imparare a fidarci maggiormente di Dio seguendo le parole di San Paolo (Cfr. Rom 14,8-9) e che il de Sales cita per incoraggiarci: “Sia che tu viva o tu muoia, dice l’apostolo, sei in Dio. Chi ci separerà dalla carità e dall’amore di Dio? Niente mai potrà separarci da quest’amore: né la tribolazione, né l’angoscia, né la morte, né la vita, né il dolore presente, né il timore degli eventi futuri, né le arti dello spirito maligno, né la grandezza delle consolazioni, né la tenerezza, né l’aridità: nulla dovrà mai separarci da questa santa carità fondata su Gesù Cristo.” Abbiamo un continuo bisogno di riscoprire e rinnovare la nostra unione con Dio: è questo l’unico modo per rimanere saldi nella fede. “Questo proposito così saldo di non abbandonare Dio e il suo tenero amore, – continua Francesco – è il contrappeso necessario perché le nostre anime si conservino nella santa uguaglianza in mezzo all’intreccio delle varie spinte che la natura di questa vita porta con sé. Allo stesso modo che le api sorprese dal vento in aperta campagna, afferrano dei sassetti per potersi bilanciare nel volo e non essere facilmente travolte dalla tempesta, la nostra anima, che ha con forza e decisione abbracciato il prezioso amore di Dio, rimane salda in mezzo alla varietà e alternarsi di consolazioni e afflizioni, tanto spirituali che temporali, esteriori e interiori.” Allora prendiamo esempio da questi saggi insetti che spesso si dimostrano più previdenti dell’uomo.
Preghiamo
Quando le tenebre si addensano e rischiamo di perdere la rotta, sostienici Signore; allontana da noi ogni tentazione di resa e alimenta la nostra fede e la nostra speranza. Amen
E se oggi ne avremo la possibilità, rileggiamoci il passo di Romani 8,35.38.39. Buona giornata,
PG&PGR