Carissimi,
seguendo gli insegnamenti di Francesco di Sales, più volte ci siamo sentiti dire che le tentazioni, grandi o piccole, sono sempre in agguato e visto che possono anche presentarsi mascherate da “buone intenzioni”, c’è bisogno di stare sempre “sul chi vive”. Nel capitolo X ci viene suggerito “Come fortificare il nostro cuore contro la tentazione”. Il Nostro ci esorta: “Ogni tanto dà uno sguardo alla tua anima per vedere quali sono le passioni che più vi spadroneggiano; una volta scoperte, imposta la tua vita in modo esattamente contrario nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.” L’espressione “ogni tanto” non deve trarci in inganno trasformandosi in “raramente” o in “quanno te capita e te la senti”…ricordandoci che un piccolo esame di coscienza, a fine giornata, sarebbe molto utile! Il testo continua con un esempio riferito alla comune tentazione della vanità che, come ci è già capitato di sottolineare, coinvolge tanto le donne quanto gli uomini: “Per esempio, se ti senti portata alla passione della vanità, pensa spesso alla miseria di questa vita terrena, quanto queste vanità peseranno sulla coscienza nel giorno della morte, quanto siano indegne di un cuore generoso. Pensa che sono soltanto giochi e divertimenti per bambini, e altre simili riflessioni. Parla spesso contro la vanità, e anche se hai l’impressione di farlo malvolentieri, non perdere occasione per disprezzarla, perché così, almeno per il tuo buon nome, ti troverai impegnata contro di essa; e a forza di parlarne male, finirai per odiarla, pur avendo avuto all’inizio per essa dell’affetto.” Chi di noi può dire di essere completamente esente dalla vanità? Non pensiamo solo a quella che si manifesta nel vestire o nel rendere il nostro aspetto più “piacevole e gradevole” che riempiono gli spazi pubblicitari o le televendite, ma anche a quella che si insinua pericolosamente nei nostri pensieri facendoci credere di essere migliori degli altri e cadendo, inesorabilmente, nella superbia. Ripensiamo alla parabola del Fariseo e del Pubblicano riportata nel vangelo di San Luca (18,10-14): la vanità “religiosa” del Fariseo diventa superbia quando mette a confronto il suo essere “giusto” secondo la Legge, con il peccato del Pubblicano che, umiliandosi di fronte a Dio, sa soltanto chiedere perdono. Il consiglio del de Sales è chiaro: “Compi numerosi atti di abiezione e di umiltà, anche se hai l’impressione di farli controcuore; in questo modo ti abituerai all’umiltà e indebolirai la vanità; di modo che, quando giungerà la tentazione, la tua inclinazione non le sarà più di appoggio e avrai più forza per combatterla.” Ci viene in mente un’ulteriore riflessione: San Giovanni, nella Prima lettera (2,4), afferma che chi dice “lo conosco”, riferendosi al Signore, ma “non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui”. Allo stesso modo rischiamo di essere “bugiardi” verso noi stessi quando ci sentiamo esenti da certe mancanze: chi dice di non essere affatto vanitoso/a, ha già peccato di vanità…!
Preghiamo
Signore, ti ringraziamo quando non ci permetti di sentirci migliori degli altri mettendoci di fronte alle nostre debolezze. Aiutaci ad essere umili e sempre più bisognosi della Tua misericordia e del Tuo perdono. Amen
Viviamo questa giornata allontanando da noi la tentazione di sentirci migliori degli altri. A tutti un saluto,
PG&PGR