Carissimi,
oggi la Chiesa celebra la memoria di Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa. Ciò che egli dice in uno dei suoi “Discorsi” si accorda perfettamente col tema che stiamo trattando: “E’ maldicenza criticare per gusto di mordere più che per sincerità.” E ancora: “La malizia prova piacere del male altrui; l’invidia si tormenta del bene dell’altro; l’inganno rende doppio il cuore, l’ipocrisia rende doppia la parola; la maldicenza ferisce la fama.” Ringraziamo il santo vescovo di Ippona per il suo autorevole intervento e torniamo a Francesco di Sales che definisce ironicamente “arte” il parlar male degli altri dicendo: “Non capisci dov’è l’arte? Chi vuol scoccare una freccia, la tira più che può a sé, ma è soltanto per scagliarla con maggior forza: si può anche avere l’impressione che costoro tirino a sé la maldicenza, ma è soltanto per scoccarla con maggior sicurezza, per farla penetrare più a fondo nel cuore di coloro che ascoltano.” E’ l’arte di abbindolare gli altri! In fondo sta proprio in questo l’inganno del maligno che, come abbiamo già detto ieri, sa insinuarsi delicatamente e con arte nel cuore e nella mente dell’uomo. Continua con una affermazione che viene spiegata con l’ausilio di Plinio il vecchio e la sua Naturalis historia: “La maldicenza portata sotto forma di scherno è la più cattiva di tutte; fa pensare alla cicuta che, di per sé, non è un veleno molto forte, anzi ha un’azione lenta e facilmente vi si può porre rimedio, ma se viene presa con il vino, è senza scampo; lo stesso è di una maldicenza che, di natura sua, secondo il detto, entrerebbe da un orecchio e uscirebbe dall’altro e che invece penetra fortemente nella mente degli ascoltatori quando è presentata in un contesto di parole sottili e gioviali.” Questa è certamente una delle forme più “fini” della maldicenza che, spesso, si nasconde dietro qualche battuta apparentemente scherzosa, ma che in effetti è piena di veleno. Prendendo poi spunto dal Salmo 13, Francesco prosegue: “Hanno il veleno dell’aspide sotto le loro labbra. La puntura dell’aspide è quasi impercettibile, e il suo veleno dà sulle prime un prurito gradevole, che allarga così il cuore e le viscere e favorisce così l’assorbimento del veleno, contro il quale non ci sarà più nulla da fare.” Non giudichiamo il santo vescovo di Ginevra troppo esagerato…Sappiamo bene che prende sempre spunto da fatti e comportamenti concreti! Ci si potrebbe chiedere: ma quando il pettegolezzo (e la conseguente maldicenza) è basato su fatti reali? Anche in questo caso il consiglio che ci viene dato è quello della prudenza: “Non dire mai: Il tale è un ubriacone, anche se l’hai visto ubriaco davvero; quello è un adultero, perché l’hai visto in adulterio; è incestuoso perché l’hai sorpreso in quella disgrazia; una sola azione non ti autorizza a classificare la gente. Il sole si fermò una volta per favorire la vittoria di Giosuè e si oscurò un’altra volta per la vittoria del Salvatore; a nessuno viene in mente per questo di dire che il sole è immobile e oscuro.” Qualcuno si potrebbe chiedere: ma il sole si muove? Sì, secondo la teoria dell’eliocentrismo, il sole gira su se stesso (n.d.r.). Lasciamo il sole dove sta e torniamo al testo… Il povero Noè, dopo che le acque del diluvio si furono ritirate, ebbe la brillante idea di piantare una vigna e berne, a tempo debito, il mosto ignaro del suo effetto (cfr. Gn 3,20); Lot, che le figlie avevano fatto ubriacare, si unisce incestuosamente a loro senza neanche rendersene conto (cfr. Gn 19,30-38). In base a questi episodi biblici, Francesco commenta: “Noè si ubriacò una volta; e così anche Lot e questi, in più, commise anche un grave incesto: non per questo erano ubriaconi, e non si può dire che quest’ultimo fosse incestuoso.” Prosegue poi con l’esempio di San Pietro del quale dice: “E non si può dire che S. Pietro fosse un sanguinario perché una volta ha versato sangue, né che fosse bestemmiatore perché ha bestemmiato una volta.” Evidentemente il nostro si riferisce al colpo di spada col quale l’apostolo tagliò l’orecchio del servo del Sommo sacerdote (Gv 18,10): in quanto al “Pietro bestemmiatore”, non avendo riferimenti biblici precisi (neanche il testo originale francese li riferisce), ci sentiamo autorizzati a pensare alla sua triplice negazione di conoscere Gesù arrivando ad “imprecare” (Mt 26,74; Mc 14,71). :ma chi se la sentirebbe di mettere sotto accusa questi tre personaggi biblici?
Preghiamo
Signore insegnaci a non giudicare con troppa fretta, a non condannare chi sbaglia, a concedere sempre a tutti il perdono che Tu, continuamente, offri ad ognuno di noi. Amen
Ed oggi? Bella domanda…! Buona giornata,
PG&PGR