20 Agosto 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

l’esperienza del confessionale ci dà modo di affermare che quello del giudizio temerario è uno dei peccati più comuni e la tentazione che porta a formularli, anche solo mentalmente, è una delle più “toste” da superare. Ma dove ricercarne la causa? Francesco di Sales, in questa seconda sezione del capitolo XXVIII, ci viene in aiuto citando un versetto del profeta Amos (6,12): “Ci sono dei cuori acidi, amari e aspri per natura, che rendono acido e amaro tutto quello che ricevono; costoro, secondo il detto del Profeta, mutano il giudizio in assenzio, perché non sanno giudicare il prossimo senza rigore e asprezza.” Quante persone, pur dicendosi cristiani, forse anche inconsapevolmente, non riescono a fare a meno del giudizio! E’ una vera e propria malattia spirituale e, come tale, afferma il Nostro, ha bisogno di essere curata: “Simili persone hanno tanto bisogno di cadere tra le mani di un consumato medico spirituale, perché, dato che l’amarezza di cuore è loro connaturale, vincerla è difficile; benché per sé non sia peccato, anzi soltanto un’imperfezione, tuttavia è da ritenersi pericolosa, perché introduce nell’anima, e ve li fissa, il giudizio temerario e la maldicenza.” Se non la si cura, questa “amarezza del cuore”, come ogni altra malattia del corpo, rischia di degenerare e diventare “cronica” e spiritualmente pericolosa. Altra causa del giudizio temerario, Francesco la individua nell’orgoglio:“Altri fanno giudizi temerari, non per acidità, ma per orgoglio; pensano che nella misura in cui abbassano l’onore degli altri, alzano il proprio!” Questa è, forse, una delle cause peggiori; il rimprovero si fa più pesante e viene chiamato in causa il famoso brano evangelico del pubblicano e del fariseo (Lc 18,9-14): “Sono spiriti arroganti e presuntuosi, pieni di ammirazione per se stessi, che si collocano così in alto nella propria stima, da vedere tutto il resto come cose piccole e basse: Non sono come gli altri uomini, diceva quel Fariseo.” Non sempre, però, l’orgoglio è qualcosa di evidente: può restare sommerso nell’animo umano e “lavorare ai fianchi” silenziosamente finché non si viene aiutati a riconoscerlo e combatterlo. Ecco cosa dice in proposito il de Sales: “In alcuni questo orgoglio non è tanto evidente e si manifesta soltanto in un certo compiacimento nel considerare i difetti degli altri per assaporare con maggior piacere il bene contrario di cui si sentono dotati. Questo compiacimento è così segreto e impercettibile che, se non si è forniti di una buona vista, non lo si può scoprire; e persino quelli che ne sono affetti, non se ne accorgono se non si fa loro notare.” Il ricorso alla correzione fraterna, sempre fatta con gentilezza e semplicità, senza puntare il dito, qui è d’obbligo. Ma, purtroppo, c’è anche di peggio: “Altri poi, per lusingarsi e trovare scuse nei confronti di se stessi, o per attenuare i rimorsi delle loro coscienze, pensano molto volentieri che gli altri siano contagiati dal vizio al quale si sono dati, o da qualche altro equivalente; pensano che il fatto di trovarsi ad essere in molti colpevoli dello stesso crimine, riduca la gravità.” Questo accade quando la coscienza, invece di guardare dentro se stessa, si “distrae” nell’indagare quella altrui cercando di trovare, per sé, delle giustificazioni e delle attenuanti, ripetendosi: ma che male c’è? Non fanno tutti così?

Preghiamo

Signore, il nostro “giudizio” sugli altri sia sempre benevolo e animato da spirito di carità e insegnaci ad interrogare la nostra coscienza per essere sempre meno indegni del tuo amore. Amen

Ed oggi…cerchiamo di non fare “come fanno tutti”. Buona giornata,

PG&PGR