19 Agosto 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

eccoci di nuovo a voi con la speranza che questi pochi giorni di “sospensione” vi siano stati utili per ritemprare il corpo e lo spirito. Riprendiamo quindi, senza indugio, la nostra riflessione sulla Filotea. Siamo al capitolo XXVIII della Terza parte che, come dicevamo nel messaggio del 12 scorso, Francesco di Sales dedica a “I giudizi temerari”, argomento “pungente” e scomodo, complesso e sempre…attuale che divideremo in più parti vista la sua ampiezza. Partiamo dal termine “temerario” che ha diversi sinonimi: alcuni positivi, come coraggioso, prode, eroico; altri negativi come spericolato, imprudente, incosciente. Quando però lo si fa diventare un aggettivo di “giudizio” assume sempre e comunque un aspetto che deve essere assolutamente evitato. Il capitolo inizia con due citazioni del Nuovo Testamento (Lc 6,37 e 1Co 4,5): “Non giudicare e non sarai giudicato, dice il Salvatore delle nostre anime; non condannare e non sarai condannato. Dice l’apostolo: Non giudicare prima del tempo, ossia fino a che non venga il Signore che svelerà il segreto nascosto nelle tenebre, e manifesterà i pensieri dei cuori. I giudizi temerari sono severamente riprovati da Dio!” I giudizi dell’uomo sull’uomo, continua:“sono temerari perché gli uomini non sono autorizzati ad emettere giudizi gli uni sugli altri; ciò facendo usurpano l’ufficio che Nostro Signore si è riservato; in più sono temerari perché la principale malizia del peccato dipende dall’intenzione e dal disegno del cuore, che è per noi il segreto delle tenebre”. Il giudizio temerario, non possiamo negarlo, è sempre soggettivo, dettato, per lo più, dal risentimento verso qualcuno e dall’incapacità di vincere questa vera e propria tentazione. Poi, con un velo di ironia aggiunge: “Sono temerari perché ciascuno è sufficientemente occupato a giudicare se stesso, senza mettersi a giudicare anche il prossimo.” Forse, di fronte a questa affermazione, potremmo anche sorridere, ma non per questo sarà meno reale: senza dubbio, nel giudizio verso noi stessi, riusciremo a trovare mille “attenuanti”, ma nel giudizio verso gli altri saranno le “aggravanti” ad avere la meglio! E il nostro saggio Francesco sottolinea: “Per non correre il rischio di essere giudicati, è assolutamente necessario evitare di giudicare gli altri: fermiamoci invece a giudicare noi stessi. Nostro Signore ci ha proibito la prima cosa e l’apostolo ci comanda la seconda quando dice: Se noi giudichiamo noi stessi, non verremo giudicati. Noi facciamo invece esattamente il contrario: non manchiamo mai di fare quello che ci era stato proibito, sentenziando, a dritta e a manca, sul prossimo; giudicare noi stessi, che sarebbe poi quello che ci è stato comandato, chi si sogna di farlo?” Non può non tornarci alla mente ciò che il Signore Gesù, a questo proposito ci detto: “Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?” (Mt 7,3). Qualche tempo fa un improvvisato ed inesperto poeta dialettale scriveva, in romanesco, a questo proposito:

Er fatto è risaputo: commetti corpa grave si cerchi la pajuzza senza levà la trave.

Coregge i peccatori nun è facile da fa’ perché ce vo’ er coraggio, tanto amore e l’onestà.

Preghiamo

Signore liberaci dalla tentazione del giudizio. Fa’ che i nostri occhi non siano puntati sugli altri, ma su noi stessi per essere più coscienti delle nostre mancanze, dei nostri difetti e del nostro peccato. Amen

Ed oggi? Avremo un bel da fare…! Buona giornata,

PG&PGR