Carissimi,
con l’incontro odierno terminiamo il XXIV capitolo della Terza parte della Filotea. Francesco di Sales, forse ripensando alle fatiche sopportate durante la missione nello Chablais per riportare alla fede cattolica quelle popolazioni, ci parla della necessità di ricercare dei momenti di tranquillità, che lui chiama “solitudine”. Riportiamo tutto il testo (tranquilli non è eccessivamente lungo…!) per aggiungere, solo alla fine, qualche commento: “Ma oltre alla solitudine mentale, nella quale ti è sempre possibile rifugiarti anche in mezzo alle più rumorose compagnie, e di cui ti ho già parlato, devi amare anche la solitudine locale e reale; non voglio spedirti nel deserto, come S. Maria Egiziaca, S. Paolo, S. Antonio (abate), Arsenio (con molta probabilità si riferisce a Sant’Arsenio il Grande, eremita vissuto tra il IV e V secolo- n.d.r.) e gli altri padri eremiti, ma penso che ogni tanto ti farebbe bene rimanere sola in camera tua, nel tuo giardino o altrove, dove ti sia possibile raccogliere il tuo spirito nel tuo cuore e ritemprare la tua anima con buoni propositi e santi pensieri, o con qualche buona lettura, come faceva quel santo vescovo di Nazianzo che parlando di se stesso diceva: Passeggiavo con me stesso al tramonto del sole e trascorrevo il tempo in riva al mare; ho questa abitudine per riposarmi e liberarmi un po’ dalle preoccupazioni quotidiane. Abbiamo anche l’esempio di S. Ambrogio riferito da S. Agostino: ci racconta che spesso entrava in camera sua (non chiudeva mai la porta a nessuno), e lo guardava leggere. Aspettava un po’, poi se ne andava per non disturbarlo e, senza dir parola, pensando che il tempo che rimaneva a quel grande pastore per ritemprare e distendere il proprio spirito, dopo il carico di una giornata di lavoro, non doveva essergli tolto. Anche Nostro Signore agì allo stesso modo con gli Apostoli dopo che gli avevano raccontato le loro fatiche nella predicazione e nel ministero: Venite in disparte, disse loro, e riposatevi un po’.” No, in effetti, Francesco non vuole spingerci nel deserto, ma darci un saggio consiglio: dopo un anno di lavoro, di preoccupazioni, di delusioni e quant’altro, non sarebbe inopportuno “ritirarci” con noi stessi per ritemprare corpo e spirito, nutrire nuove speranze e dialogare un po’ di più con il Signore. E questo lo si può fare anche in riva al mare, magari in un posto non troppo affollato, o in montagna ammirando le bellezze della natura. Per chi, per vari motivi, non può permetterselo, andrebbe bene anche una tranquilla passeggiata nelle città in cui viviamo che, in questo periodo, sono senz’altro meno caotiche, meno frenetiche, più vivibili. Mettiamo in moto la fantasia, che a noi italiani non manca certamente, per ritrovare noi stessi attingendo al “secchio” del Signore che continua a dirci: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò (Mt 11,28)”.
Oggi ricorre la memoria di San Giovanni Maria Vianney (1786-1859), patrono dei sacerdoti e dei parroci in particolare.
Preghiamo con le parole della liturgia
Dio onnipotente e misericordioso, che in san Giovanni Maria Vianney ci hai offerto un mirabile pastore, pienamente consacrato al servizio del tuo popolo, per la sua intercessione e il suo esempio fa’ che dedichiamo la nostra vita per guadagnare a Cristo i fratelli e godere insieme con loro la gioia senza fine. Amen
Ed oggi… Una preghiera in più per i vostri preti. Buona giornata,
PG&PGR