Carissimi,
diamo per scontato che tutti si sia d’accordo nel considerare l’amicizia vera come un grande dono di Dio. Esistono, però, anche rapporti di amicizia apparente che ci obbliga alla prudenza. Su questa linea si muove San Francesco di Sales nel sottolineare che “nel mondo, non tutti tendono allo stesso fine, non tutti hanno lo stesso spirito; bisogna dunque riflettere e stringere amicizie secondo i nostri programmi; questa particolarità crea veramente una parzialità, ma è una santa parzialità che non crea divisioni se non quella del bene dal male, delle pecore dalle capre, delle api dai fuchi, che sono separazioni necessarie.” Non si tratta di fare una selezione, ma essere attenti perché il male, sempre pronto a camuffarsi da bene, è maestro nell’arte di insinuarsi nel cuore dell’uomo soprattutto quando ciò che sembra amicizia è dettato dall’interesse e dalla sete di potere. Ci viene in mente l’omicidio di San Thomas Becket (1118-1170) approvato, se non addirittura ordinato, dal suo “amico” Enrico II re d’Inghilterra. Torniamo a Francesco che per dare forza a ciò che ha appena detto sottolinea che “ è fuor di dubbio, e nessuno si sogna di negarlo, che Nostro Signore nutrisse un’amicizia più tenera e personale per Giovanni, Lazzaro, Marta, Maddalena; lo dice la Scrittura. Sappiamo che S. Pietro aveva una predilezione per Marco e per Santa Petronilla; S. Paolo per S. Timoteo e S. Tecla.”(Santa Petronilla discepola di San Pietro, Santa Tecla di San Paolo, entrambe martiri del I secolo – n.d.r.). Si sofferma poi sull’amicizia che legava San Basilio Magno e San Gregorio di Nazianzo citando le parole di quest’ultimo: «Si aveva l’impressione che in noi due ci fosse una sola anima con due corpi. E’ vero che non bisogna prestare fede a coloro che dicono che tutto è in tutto; tuttavia è vero che tutti e due eravamo in ciascuno e ciascuno nell’altro; coltivare la virtù e ordinare i programmi della nostra vita alle speranze future; questo era il modo di uscire da questa terra mortale, prima di morire». E ancora, citandone direttamente solo alcuni, asserisce che “tutti i più grandi Servi di Dio hanno avuto amicizie personali senza pregiudizio per la loro perfezione.” Cosa dire del forte rimprovero che San Paolo muove all’indirizzo dei “pagani” (Cfr. Rom 1,31), rimproverandoli per il loro disordine morale ed accusandoli di “essere gente senza affetto, ossia gente incapace di amicizia.” Avviandosi alla conclusione cita volentieri San Tommaso d’Aquino che “come del resto tutti i buoni filosofi, dice che l’amicizia è una virtù: certamente parla dell’amicizia personale perché, dice, la vera amicizia non può essere estesa a molte persone.” Termina il capitolo con una affermazione che, considerando le oltre duemila lettere, molte delle quali all’indirizzo dei suoi tanti amici, potrebbe sembrare contraddittoria, ma non lo è: “La perfezione dunque, non consiste nel non avere amicizie, ma nell’averne una buona, santa e bella.” Un ricordo: tanti anni fa, quando eravamo giovani preti in quel di Pomezia (RM), mentre a tavola si parlava di questo argomento, un anziano confratello, senz’altro in buona fede, si fece vanto di non avere amici. Non ci fu alcun commento, ma siamo certi che ognuno pensò tra sé e sé: che vita triste, poveretto!
Preghiamo
Signore grazie per gli amici, per quelli vicini e quelli lontani. Ricambiali con i tuoi doni. Amen
Ed anche oggi una preghiera per tutti i nostri amici. Buona giornata,
PG&PGR