Carissimi,
“Vanità delle vanità, tutto è vanità”. E’ una frase del libro del Qoelet (1,2) che abbiamo incontrato già altre volte ascoltando San Francesco di Sales. Egli, in questa terza sezione del XVIII capitolo, cita un brano, presumiamo da uno dei “Carmina”, di San Gregorio Nazianzeno (329-390) che critica, in maniera decisa, le donne vanitose, ma sottolinea “che questo scritto indirizzato alle donne va molto bene anche per gli uomini”. Se questo era valido nel XVII secolo, oggi lo è ancor di più. Ecco per intero ciò che scrive Gregorio: “La tua bellezza naturale è sufficiente per tuo marito; se poi vuoi che sia per molti uomini, come una rete tesa per molti uccelli, che succederà? Ti piacerà colui che ti troverà bella, ad occhiata risponderai con occhiata, a sguardo con sguardo; presto verranno i sorrisi e le frasettine d’amore, all’inizio, fatte scivolare di nascosto, ma presto si giungerà alla familiarità e al chiacchiericcio manifesto. Sta attenta, lingua mia chiacchierona, a non dire quello che verrà dopo; ma questa verità voglio dirla: niente di tutto ciò che i giovanotti e le donne dicono o fanno insieme in quelle folli galanterie va senza grosse ferite. Tutte le passioncelle sono legate insieme e si susseguono tutte, proprio come un ferro preso da una calamita che, a sua volta, attira altri ferri uno dopo l’altro “. A volte, leggendo simili passi, ci viene il dubbio che certe considerazioni non siano state scritte in secoli tanto lontani da noi, ma…ieri. “Come ha ragione questo santo vescovo!” esclama il Salesio e noi con lui. Con una sorta di gioco di parole che in italiano non rende quanto in francese (i francesi sono maestri nei giochi di parole – ndr), dice: “Che cosa vuoi fare? Dare amore, non è vero? Nessuno può dare volontariamente amore senza necessariamente riceverne in cambio; in questo gioco chi prende è preso.” Ed ecco che fa nuovamente capoccella l’amico Plinio con la sua opera di cui Francesco, come ben sappiamo, fa largo uso per costruire le sue similitudini: “L’erba chiamata aproxis, alla sola vista riceve e genera fuoco: così sono anche i nostri cuori. Appena vedono un’anima che brucia d’amore per loro, si infiammano immediatamente per lei.” Quello che segue ci porta a fare degli amari accostamenti e poi diremo quali: “Voglio stare al gioco, dirà qualcuno, ma poco per volta t’inganni: quel fuoco è forte e penetrante più di quanto sembri. Pensi di non essere colpito che da una scintilla, e ti accorgi che in un baleno tutto il cuore è incendiato, ridotti in cenere i tuoi propositi e in fumo il tuo buon nome.” Quali dunque gli accostamenti di cui parlavamo sopra? Provate a pensare a chi si lascia tentare dall’uso di sostanze stupefacenti o dal gioco d’azzardo! La frase ricorrente è “ne esco quando voglio”; illusione! Quando certi demoni entrano nell’animo umano difficilmente si lasciano sfuggire la preda! Il de Sales continua citando il libro del Siracide (12,13): “Chi avrà compassione di un incantatore morso da un serpente? E io grido con lui: pazzo e insensato, pensavi di domare l’amore per dosarlo a tuo piacimento! Volevi divertirti con lui, ma egli ti ha punto e morso profondamente. Sai cosa dirà la gente? Rideranno di te perché hai voluto incantare l’amore e, pieno di presunzione, ti sci messo in seno una serpe pericolosa che ti ha rovinato e ci hai rimesso l’anima e l’onore.” Quello che può sembrare un duro rimprovero è in effetti il grido di un padre verso quei figli che, troppo sicuri di sé, si incamminano su strade pericolose che portano al nulla.
Preghiamo
Signore, le tentazioni sono sempre in agguato; rendono ciechi, sordi, insensati, imprudenti. Aiutaci a non lasciarci ingannare da tutto ciò che porterebbe inevitabilmente ad allontanarci dal Tuo amore di Padre. Amen
Ed oggi? Apriamo maggiormente il cuore a ciò che il Signore ci proporrà. Buona giornata,
PG&PGR