5 Maggio 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

ritenendola fondamentale per l’esercizio di tutte le virtù, Francesco di Sales dedica tutto il terzo capitolo, che oggi iniziamo, ad una nostra vecchia conoscenza, la signora Pazienza. Di nuovo?, direte voi! Sì, di nuovo. E non se ne parlerà mai abbastanza considerato che siamo chiamati ad esercitarla in tanti momenti della giornata, da quando ci alziamo a quando ci corichiamo, in casa e fuori, con gli altri e con noi stessi. Il capitolo inizia con due esortazioni bibliche: la prima attinta dalla lettera agli Ebrei (10,36): «Voi avete bisogno di costanza (leggi pazienza, n.d.r.), affinché, facendo la volontà di Dio, meritiate di conseguire la sua promessa»; la seconda è una parafrasi del testo del Vangelo di San Luca (21,19): «con la vostra perseveranza (leggi pazienza, n.d.r.), salverete le vostre anime». Francesco, che conosce molto bene la Sacra Scrittura, senza alterarne il significato, usa il termine “pazienza” per indicare la costanza che si deve avere nel seguire la volontà di Dio e la perseveranza nella fede, indispensabile soprattutto nelle difficoltà, per avere la salvezza. Dunque la pazienza nel saper dominare le proprie azioni, reazioni ed emozioni “è la massima aspirazione dell’uomo, e il dominio dell’anima è commisurato al livello della pazienza! Ricordati spesso che Nostro Signore ci ha salvato soffrendo con costanza; è nello stesso modo che noi potremo operare la nostra salvezza, sopportando la sofferenza, le afflizioni, le ingiurie, le contraddizioni, i dispiaceri con la maggior dolcezza che ci sarà possibile.” L’esperienza pastorale, la conoscenza delle anime, la consapevolezza e il rispetto dei limiti umani, fanno delle esortazioni del Nostro non dei “diktat” categorici e validi per tutti allo stesso modo; la sua dolcezza e comprensione vogliono, certamente, incoraggiare tutti, senza però ignorare le potenzialità di ognuno. Confidando, comunque, nella nostra buona volontà, ci consiglia di “non limitare la tua pazienza a un genere determinato di ingiurie o di afflizioni, ma estendile a tutte quelle che il Signore ti manderà o permetterà che tu incontri.” Non possiamo certo negare che, spesso, siamo noi stessi a porci dei limiti…Pensiamo ad espressioni del tipo “anche la pazienza ha un limite…” oppure “ma quanno ce vo’, ce vo’!” e ancora “quello/a farebbe perde la pazienza puranco a li Santi”. Non di rado, parlando con coloro che il Signore ha affidato alle nostre cure pastorali, dopo aver ascoltato i loro crucci e le loro angosce, noi preti ci sentiamo di raccomandare il ricorso ad una preghiera più convinta e costante per chiedere al Signore di travasare, dal suo “sacco” che è senza fondo, un po’ della sua pazienza nel nostro “sacchetto” che si va svuotando. Direte: più facile a dirsi che a farsi…Verissimo, ma lo diciamo prima di tutto a noi stessi: Proviamoci! Il Signore stesso ce lo suggerisce quando dice: «Chiedete e vi sarà dato»(Mt 7,7). Per oggi ci fermiamo con questo suggerimento del Salesio che non sottovaluta situazioni di impazienza nei confronti di coloro che ci sono vicini: “Il vero paziente, ossia chi vuole servire Dio, sopporta con animo uguale le tribolazioni unite al disonore e quelle che danno onore. Se ci disprezzano, ci attaccano e ci accusano i cattivi, per un uomo di coraggio è una vera gioia; ma se quelli che ci attaccano, ci accusano e ci maltrattano, sono gente per bene, amici, i genitori, altri parenti, allora sì che va bene!”

Preghiamo

Signore, Tu sei l’Eterno paziente, noi gli eterni impazienti. Insegnaci l’arte di ascoltare, di perdonare, di amare, per essere come Tu ci vuoi. Amen.

Ed oggi, abbiate un po’ più di pazienza… anche con noi. Buona giornata,

PG&PGR