Carissimi,
oggi ricorre la memoria di San Giuseppe artigiano, istituita da Pio XII nel 1955. A lui vogliamo affidare ogni uomo e ogni donna che, attraverso la dedizione all’onesto lavoro, rendono lode a Dio; in modo particolare gli raccomandiamo tutti coloro che, a causa della pandemia o per altre cause, il lavoro lo hanno perso. Siano, questi fratelli e sorelle, sempre presenti nei nostri pensieri assicurando loro anche la nostra solidarietà operosa. Nel continuare il discorso sulle virtù, che San Francesco di Sales ci propone anche in questo secondo capitolo che oggi iniziamo, la figura di Giuseppe di Nazaret illumina e informa, provvidenzialmente, la nostra riflessione: chi meglio di lui, dopo la SS. Vergine, ha saputo incarnare tutte le virtù? Benedetto XVI, nel suo libro “Gesù di Nazaret”, descrive questo giovane, poco più che ventenne, come uomo giusto, obbediente alla volontà divina, sposo e padre premuroso, lavoratore instancabile ed onesto. Come Francesco, devotissimo di San Giuseppe, ci poniamo, ancora una volta, sotto la sua protezione paterna e riprendiamo il discorso. Citando Sant’Agostino, egli dice che “coloro i quali iniziano il cammino della devozione commettono certi errori che, stando al rigore dei canoni sulla perfezione, sono biasimevoli; ma per un altro verso sono lodevoli perché sono segno della grande pietà che seguirà; ne sono in certo modo l’avvio.” Questo ci rincuora e ci incoraggia. Proviamo a pensare ad un apprendista…Quanti errori farà prima di apprendere bene un mestiere? Siamo autorizzati a pensare che anche San Giuseppe, nell’acquisire i “segreti” del suo lavoro, abbia potuto commettere degli errori. Però, senza scoraggiarsi, è divenuto un maestro tanto da insegnare al Figlio di Dio, la sua arte. Francesco continua nella sua esposizione parlando del “timore servile” e ci spiega che cosa intende con questa espressione: “Il timore servile, frutto d’ignoranza, che genera scrupoli eccessivi nelle anime di coloro che escono dall’abitudine al peccato, all’inizio può essere una virtù raccomandabile; fa prevedere con sicurezza una retta coscienza in futuro. Se lo stesso timore dovesse persistere in coloro che hanno già fatto un certo progresso, sarebbe un segno negativo; perché nel cuore di costoro deve dominare l’amore che, per gradi, elimina il timore servile.” È dunque l’amore, e non il timore, che deve guidare il nostro “provarci”. Non ci stancheremo mai di ripetere che Dio non è una sorta di “castigamatti” pronto a colpire per correggere chi sbaglia, ma un Padre misericordioso e paziente con tutti i suoi figli. Anche alcuni santi, animati da santo zelo, ma troppo severi con se stessi e con gli altri, hanno fatto degli errori di valutazione. Leggiamo, ad esempio, ciò che dice del grande San Bernardo da Chiaravalle: “Agli inizi, S. Bernardo era rigido e rude con coloro che si ponevano sotto la sua direzione: diceva loro, per prima cosa, che era necessario abbandonare il corpo per continuare verso di Lui solo con lo spirito. Quando ascoltava le loro confessioni, aggrediva con tale severità ogni loro difetto, per piccolo che fosse, e faceva pressioni con tanta forza su quei poveri principianti, che volendo spingerli con troppa forza verso la perfezione, finiva per farli rinunciare e tornare indietro. Sotto quelle pressioni ininterrotte si scoraggiavano e si sentivano incapaci di affrontare una salita così ripida e così lunga.” Anche lo zelo di chi è chiamato a guidare delle anime, pur essendo una virtù, può, involontariamente, trasformarsi in un impedimento che allontana e non incoraggia i più fragili. Invitandoci alla riflessione, il Nostro aggiunge: “Se rifletti un po’, Filotea, giungi alla conclusione che si trattava di uno zelo molto bruciante di un’anima perfetta che consigliava a quel grande santo quel tipo di metodo. Quello zelo era senz’altro una grande virtù in sé, ma una virtù che pur essendo tale, nel caso specifico era da riprovare. Dio stesso gli apparve e lo corresse e colmò la sua anima di uno spirito dolce, soave, amabile e tenero, che lo resero totalmente un altro. Si accusò di essere troppo rigido e severo e si trasformò in un uomo tanto cordiale e arrendevole con tutti, da potergli applicare il detto: Tutto a tutti, per conquistare tutti.” Quanto abbiamo da imparare dalla saggezza del Salesio!
Preghiamo
Signore, guida i nostri passi nella ricerca di un rapporto più filiale e fiducioso con Te. Perdona i nostri errori e le nostre titubanze e, alla scuola di San Giuseppe e per sua intercessione, insegnaci ad amare di più. Amen.
Ed oggi, se non riusciremo a fare qualche piccolo progresso, non scoraggiamoci e proviamoci ancora. Buona giornata,
PG&PGR