27 Aprile 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

ieri ci siamo lasciati dicendo che è importante saper coniugare la carità con l’umiltà senza considerarci migliori degli altri, ma “facendoci tutto a tutti” come lo stesso Francesco di Sales ha fatto durante la sua vita. Proseguendo il suo discorso sulle virtù e facendo chiaramente riferimento a San Paolo (Rom 12,15; 1Co 13), scrive: “L’Apostolo dice che bisogna rallegrarsi con quelli che sono contenti e piangere con quelli che sono afflitti; dice anche che la carità è paziente e benevola, aperta e prudente, accondiscendente.” Dunque la porta di accesso a tutte le virtù è sempre la carità che, con la Fede e la Speranza, dovrebbe animare ogni nostra azione. Senza usare la terminologia e la distinzione classica tra virtù teologali e cardinali, continua: “Ci sono, a dire il vero, delle virtù che hanno un impiego quasi universale, per cui, non soltanto non devono essere praticate separatamente, ma anzi devono arricchire delle loro qualità gli atti di tutte le altre virtù.” E senza fornire una sorta di “scala di valori” delle virtù, Francesco prosegue col dire che alcune di esse, come la forza (fortezza), la magnanimità, la munificenza, hanno meno occasioni di altre nell’essere praticate: “Altre virtù invece, come la dolcezza, la temperanza, l’onestà e l’umiltà devono dare colore e splendore agli atti di tutte le altre virtù. Non è che  non ci siano virtù superiori in eccellenza; ma il fatto è che queste sono richieste con maggior frequenza.” Per meglio esprimere il suo pensiero porta l’esempio dello zucchero e del sale: il primo è senz’altro più buono, ma dell’altro si fa un uso più frequente: “Questa è la ragione per la quale occorre avere sempre pronta una buona provvista di queste virtù generali. Si può dire che il loro impiego sia necessario quasi ininterrottamente.” Proviamo a pensare a quante volte, nella giornata, in famiglia, sul lavoro, in parrocchia, o in tante altre occasioni, ci troviamo a dover esercitare la dolcezza, la temperanza, l’onestà, l’accoglienza, ecc.! Ci riusciamo sempre? Magari! Certamente le “piccole” e le “grandi” virtù non sono una esclusiva del comportamento del cristiano. Tante persone, anche se non cristiani, ma animate da buona volontà, le vivono (un esempio, il Mahatma Gandhi), ma esercitate per amore di Dio assumono un altro valore. Francesco, molto prudentemente, nelle sue “istruzioni” ci mette sempre in guardia contro le “esagerazioni” che, anche se animate intenzioni buone, a volte possono opporsi al nostro dovere: “ Nell’esercizio delle virtù dobbiamo dare la precedenza a quelle più utili al compimento del nostro dovere, non a quelle che ci piacciono di più. A Santa Paola piacevano le asprezze delle mortificazioni corporali per godere più facilmente delle dolcezze dello spirito, ma il suo primo dovere era l’obbedienza ai superiori; questa è la ragione per la quale S. Girolamo dice che era da riprendere perché si dava a digiuni incontrollati contro il parere del suo Vescovo.” Per sottolineare questo aspetto porta l’esempio degli stessi Apostoli che furono chiamati a fare delle scelte per poter svolgere, nel modo migliore, la loro missione come leggiamo negli Atti degli Apostoli (6,2). Sottolinea il de Sales: “Gli Apostoli, per contro, istituiti per predicare il Vangelo e distribuire il pane celeste alle anime, giudicarono cosa molto ben fatta, per poter esercitare tale mansione senza distrazioni, tralasciare la pratica della virtù della cura dei poveri, che pure, in sé, è ottima.” Anche nell’esercizio delle virtù, dunque, dobbiamo saper operare quel discernimento che ci richiama sempre all’equilibrio.

Preghiamo

Signore, ad ognuno di noi affidi una missione. Concedici di compierla al meglio delle nostre possibilità, senza montare in superbia, ma confidando unicamente nel Tuo santo aiuto. Amen.

Ed oggi, quale virtù saremo chiamati ad esercitare? Buona giornata,

PG&PGR