Carissimi,
riprendiamo il nostro discorso dopo la breve “tregua” domenicale. San Francesco di Sales apre questo capitolo parlando dell’intelletto, termine che nella nostra lingua indica la facoltà di intendere con atti ed elaborare giudizi. Niente di tutto questo. Ci torna alla mente il consiglio di Santa Teresa d’Avila, ispirato al libro dei Proverbi (3,5-6): “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi…Non confidare troppo sulla tua intelligenza, ma confida nel Signore”. Nel pensiero del Salesio, come egli stesso dice in un altro luogo, l’intelletto, uno dei sette doni dello Spirito Santo, è “l’amore attento a considerare e penetrare la bellezza delle verità di fede”. Dunque, per non trarre in inganno il lettore si affretta a sostituirlo con “meditazione” dicendo:“All’operazione dell’immaginazione segue quella dell’intelletto, che noi chiamiamo meditazione; non è altro che una riflessione, o anche più di una, per muovere i nostri affetti verso Dio e le cose divine.” Per dissipare ogni possibile fraintendimento, aggiunge, infatti: “La meditazione differisce dallo studio e da altri modi di pensare e di riflettere, che non si prefiggono l’acquisizione della virtù o dell’amor di Dio, ma qualche altro fine come il diventare dotti, per poi scriverne o dissertarne.” La Filotea, ormai lo sappiamo bene, non è un testo di approfondimento teologico riservato agli “addetti ai lavori” ma, pur basandosi su verità di fede sicure, è un invito, aperto a tutti, ad intraprendere il cammino per riscoprire la bellezza del nostro rapporto con Dio. Proseguendo poi con l’invito a riflettere su quanto è stato detto nei capitoli precedenti, continua: “Dopo aver dunque rinchiuso il tuo spirito, come ho detto, nell’ambito del soggetto su cui vuoi meditare, o con l’immaginazione, se si tratta di un soggetto sensibile, o per semplice presentazione, se non è sensibile, ti metterai a riflettere sul medesimo, seguendo la traccia che ti ho indicato con gli esempi concreti di meditazioni presentate nella prima parte.” Quante volte ci siamo trovati a rivangare, con la mente, avvenimenti della nostra vita passata e le nostre scelte; ripensiamo alle speranze degli anni giovanili, a ciò che, con l’aiuto del Signore, siamo riusciti a realizzare e ciò in cui abbiamo “fallito” confidando solo in noi stessi. Nonostante questo, il Nostro ci invita a guardare avanti soffermandoci a considerare che, riponendo una maggior fiducia nel Signore, la nostra vocazione alla vita cristiana, può ricevere un nuovo impulso, senza fretta di vedere i risultati e senza correre troppo: “Se il tuo spirito ci si trova a suo agio, si sente illuminato e ricava frutto da una delle riflessioni, fermati e non andare oltre; proprio come le api che non lasciano il fiore fintanto che vi trovano miele.” Francesco, forte della sua profonda conoscenza dell’animo umano, che a volte tende al pessimismo o, peggio ancora alla rassegnazione, e si arrende di fronte alle difficoltà, specialmente in campo spirituale, non ci “bacchetta” ma, come un buon padre ci incoraggia: “Ma se in nessuna delle considerazioni ti trovi a tuo agio, dopo aver provato e insistito per un po’, passa ad un’altra; tutta l’operazione deve essere sempre molto semplice e procedere senza fretta.” Questo è l’amore del buon pastore che si prende cura delle sue pecore chiamandole per nome.
Preghiamo
Signore, tante volte ci troviamo in difficoltà nell’ascoltare e mettere in pratica la Tua Parola. Tante cose ci distraggono, si frappongono tra noi e Te, e la tentazione di “tirare i remi in barca” è sempre in agguato. Sii Tu il timone della barca della nostra vita e quando siamo affaticati, rema insieme a noi. Amen.
Ed oggi un “colpo di remi un po’ più forte? Buona giornata,
PG&PGR
P.S.
Il Covid ci costringe nuovamente alle ristrettezze! Grazie, veramente grazie a quanti, con la loro imprudenza, la loro irresponsabilità e il loro menefreghismo, hanno contribuito a questo!!! Ma non perdiamoci d’animo; siamo certi che il Signore rema insieme a noi e ci condurrà ad un approdo più sicuro.