10 febbraio 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

dopo averci parlato, decisamente con toni giustamente severi, della “Prima purificazione” quella, cioè, dai peccati più gravi (mortali), Francesco di Sales ci invita a fare un passo in più chiamandola “Seconda purificazione: dagli affetti al peccato”…avete capito bene, AFFETTI. Queste purificazioni, forse ieri non lo abbiamo spiegato sufficientemente, assomigliano un po’ a quello che fa il medico prima di suturare una ferita: la pulisce, disinfetta attentamente le parti circostanti, toglie tutto quello che potrebbe causare infezione e poi interviene con decisione sulla ferita. Francesco, prendendo spunto dal libro dell’Esodo (Nm 11,5) dice che “tutti gli Israeliti uscirono materialmente dall’Egitto, ma non tutti ne uscirono con il cuore; ecco perché, nel deserto, molti di essi rimpiangevano le cipolle e la carne d’Egitto”. C’è dunque la necessità di una “purificazione” da quello che si chiama “affetto” al peccato. Eh, sì! L’affetto, quando è rivolto a cose buone, è positivo; ma quando è rivolto a quelle negative, come il peccato, diventa pericoloso. Continua il Nostro: “Ci sono dei peccatori che escono materialmente dal peccato, ma non ne abbandonano l’affetto: ossia, fanno il proposito di non peccare più, ma si privano e si astengono dai piaceri del peccato con una certa malavoglia e con rimpianto; il loro cuore rinuncia al peccato e se ne allontana, ma non per questo smette di volgersi da quella parte come la moglie di Lot verso Sodoma (Gen 19,26)”. Un esempio molto pratico: il medico, dopo aver esaminato le nostre analisi del sangue ed avendo visto una alterazione dei valori glicemici, ci consigli una moderazione nell’uso degli zuccheri. Quale è, di solito la nostra reazione? “A dotto’ ma manco ‘na fettina de dorce o ‘n bicchier de vino?” E se trova i valori della pressione minima un po’ fuori norma e ci dice di stare attenti, quale è la reazione? “Dotto’, ma fino a quanti caffè posso prenne ar giorno?” E’ strano, ma anche su ciò che riguarda la nostra salute fisica ce la mettiamo tutta per “mercanteggiare”. “La stessa cosa –dice Francesco – fanno quei penitenti deboli e fiacchi che si astengono per un po’ dal peccato, a malincuore; vorrebbero poter peccare senza andare all’inferno, parlano con rimpianto e compiacimento del peccato e giudicano fortunati quelli che lo fanno”. E noi, di fronte alle proibizioni del medico, quante volte ci diciamo: “Vabbè  pe’ oggi posso puro fa’ ‘no strappo a la regola, mica se more pe’ tanto poco!”. Questo è, in parole povere, l’affetto al peccato: sappiamo bene ciò che dovremmo fare e sappiamo, altrettanto bene, ciò che non dovremmo fare. Ma spesso,  quando ci si astiene dal fare il male, ci si sente privati della nostra libertà e non ci accorgiamo che, invece, quella è la vera libertà.

Preghiamo

Signore liberaci dalle nostre convinzioni sbagliate che spesso ci incatenano dandoci l’illusione di essere liberi e allontana da noi ogni forma di egoismo che ci impedisce di riconoscere quale sia la libertà vera: quella che viene da Te. Amen.

Ed oggi, liberiamo il nostro animo da qualche “gabbia”. Buona giornata,

PG&PGR