Carissimi,
domani celebreremo la Solennità dell’Epifania di Nostro Signore. E’ l’ultima delle grandi Solennità Natalizie e ricorda la manifestazione del Figlio di Dio a tutti i popoli del mondo rappresentati dai Magi. Torniamo con la mente alla Betlemme di quel primo lontano Natale. Molti di coloro che vi si erano recati per il censimento cominciano a fare ritorno alle loro case e alle loro occupazioni. Con molta probabilità Giuseppe è riuscito, finalmente, a trovare un alloggio più idoneo per il bambino Gesù, appena nato, e sua madre Maria. Per questo il Vangelo di Matteo (2,1), facendo riferimento alla visita dei Magi, parla di “casa” e non più di mangiatoia (Lc 2,7). Anche i pastori, primi testimoni di quell’evento straordinario, tornano ai loro animali “lodando e glorificando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”(Lc 2,20), e lasciano il posto a questi personaggi misteriosi, venuti dall’Oriente per adorare il Re di cui hanno visto sorgere la stella. Sarebbe interessante riflettere su questi primi “visitatori” del Bambino Gesù: da una parte i poveri pastori che, pur appartenendo al Popolo Eletto, sono emarginati al punto che non possono neanche accedere al Tempio; dall’altra la nobile ricerca dei Magi che, pur essendo pagani, guidati dalle scritture e seguendo una stella, giungono a riconoscere in quella creaturina il Re dei Giudei. Ma dobbiamo soprassedere a questo approfondimento limitandoci a sottolineare che il Signore è stato accolto, dagli uni e dagli altri, con purezza di spirito. E noi, come lo abbiamo accolto? Veniamo a San Francesco di Sales che, “predicando il giorno dell’Epifania del 1619, a Parigi nella chiesa di San Maturino, prese per tema del suo discorso la maestà della Chiesa nascente, poiché la festa dell’Epifania lo eccitava a tenerissima devozione, la chiamava giorno di vocazione, giorno di offerta, di luce, d’amore. Voleva che ogni giorno di comunione fosse pei fedeli un giorno di Epifania; «Infatti – diceva egli – dopo aver ricevuto la SS. Eucarestia, siamo obbligati a presentare i nostri omaggi al nostro Re, rinnovandogli il giuramento della nostra fedeltà»”. In una lettera scritta nello stesso giorno di qualche anno prima ad una sua figlia spirituale diceva: “Restate molto vicina alla mangiatoia di Betlemme in questa santa ottava dell’Epifania. Se amate le ricchezze, troverete l’oro che vi hanno lasciato i Re; se amate il fumo degli onori, troverete quello dell’incenso, e se amate la delicatezza dei sensi sentirete la mirra odorosa che profuma tutta la grotta”. Tranquilli, Francesco non sta invitando ad una vita fatta di ricchezze, di onori e di sensi. Quell’oro che siamo invitati ad amare è la Regalità del Cristo; gli onori, col fumo dell’incenso, sono quelli che dobbiamo rendere alla Sua Divinità; infine la delicatezza, rappresentata dalla mirra, riporta all’onore del corpo del Signore deposto dalla croce, che siamo chiamati ad onorare . Continua nella stessa lettera: “Siate ricca d’amore per questo caro Salvatore; sentitevi onorata per la familiarità che acquisterete con lui attraverso la preghiera, e siate tutta felice per la gioia di sentire in voi le sante ispirazioni e il desiderio di essere totalmente e unicamente sua”. E noi, ce la sentiamo di essere totalmente e unicamente suoi?
Preghiamo con le parole della liturgia:
O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria. Amen
E l’impegno odierno e per domani? Ognuno faccia come può pensando che quel Bambino è venuto al mondo per amore nostro e per la nostra salvezza. Buona festa,
PG&PGR