5 dicembre 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

“Per apprezzare le Controversie nella giusta misura, occorre conoscere (almeno per sommi capi, ndr) anche chi erano coloro ai quali si rivolgeva il Nostro, dove abitavano e perché nutrivano tanto odio per Roma, i preti e la fede cattolica in generale”. Questo scrive il “grande vecchio” sintetizzando poi, in modo magistrale, la difficile situazione politica e religiosa del territorio dello Chablais, situato a sud del Lago Lemano (o di Ginevra) e limitato dal gruppo montuoso del Faucigny la cui popolazione, all’epoca, era di circa 60.000 abitanti. Siamo costretti, per ragioni di brevità, a sorvolare la parte storica, anche se veramente interessante. Ci limitiamo a dire che ne 1526, a Ginevra, veniva introdotto il Protestantesimo, con devastazione, in tutto il territorio dello Chablais, dei luoghi di culto cattolici. Nel 1583 il vescovo fu espulso e si stabilì ad Annecy, il centro più importante di quella che oggi si chiama Alta Savoia, pur conservando il titolo di Vescovo e Principe di Ginevra. Alla fine del 1594, il vescovo Monsignor de Granier, su insistenza del Duca di Savoia, decise di mandare nello Chablais il giovane Francesco. Da notare che tra il 1589 e il 1591, c’era già stata una missione cattolica in quella regione, con una sorta di “task-force” formata da cinquanta preti, ma fallì miseramente e si concluse con la loro fuga. In una lettera del de Sales al Nunzio Apostolico a Torino, allora già capitale del Ducato, leggiamo: “Io venni qua per ordine del Rev.mo Vescovo, non come medico convenevole a tante infermità, ma piuttosto come esploratore per vedere come si potrebbe provvedere di rimedi e di medici”. E per spiegare l’odio viscerale e irruducibile degli abitanti dello Chablais per il Cattolicesimo, i suoi preti e la Savoia, nella stessa lettera scrive: “Quella regione era stata ridotta in potere di Sua Altezza (il duca di Savoia, ndr) in quest’anni passati, per la guerra , dopo sessant’anni di eresia, e riunita al suo antico patrimonio, ma molti degli abitanti furono mossi più dal rimbombo degli archibugi che dalle prediche…, ma poi ritornarono nel fango”. Commenta P. Ruggero: “Dopo simili metodi di conversione l’odio e il pregiudizio nella gente erano comprensibili, se non addirittura scusabili”. Dunque, dopo l’esperienza fallimentare dei cinquanta preti, il Vescovo si convinse che l’unico in grado di ritentare l’impresa era il prevosto Francesco di Sales che, nonostante la sua convinzione di non essere all’altezza di tale compito (era stato ordinato solo nove mesi prima… – ndr), obbedì. Annota P. Ruggero: “Una difficoltà era costituita (come già sappiamo) anche dall’opposizione del papà di Francesco, non tanto per il timore dei pericoli cui andava incontro il figlio, ma perché temeva che facesse la figuraccia degli altri preti”.

Nei cinque anni dello Chablais, Francesco scrisse o abbozzò altre opere di vario spessore; la più importante e voluminosa è la “Difesa dello Stendardo della Croce”. P. Ruggero aveva in animo di mettere mano anche alla traduzione di quest’opera, ma “sorella morte” lo ha preceduto.

Preghiamo

Signore, gli scismi di Oriente e di Occidente hanno diviso la Tua Chiesa. Manda il tuo Spirito di luce e di pace perché si aprano nuove strade di dialogo e di comprensione per poterci riconoscere tutti fratelli e figli dello stesso Padre secondo gli insegnamenti del Vangelo. Amen

Facciamo oggi una preghiera particolare per l’unità dei cristiani e invochiamo il Signore perché liberi presto l’Italia e il mondo intero dalla pandemia. Buona giornata,

PG&PGR