Carissimi,
era il 6 novembre del 1622 e San Francesco di Sales sapeva che la sua ultima ora si stava avvicinando. Chiamò presso di sé suo fratello, che era anche vescovo coadiutore (ausiliare), gli altri suoi fratelli e amici e dichiarò loro, molto schiettamente, che l’ora della partenza si avvicinava! Credettero facesse allusione al viaggio che aveva avuto l’ordine di intraprendere per Avignone e Lione, ma il Santo più apertamente disse: «Tale viaggio sarà seguito da un altro; ora desidero fare il mio testamento». Nonostante senta vicina la fine del suo pellegrinaggio terreno (28 dicembre) e nonostante la sicura fatica di un viaggio impegnativo, non si perde d’animo. Si congeda dalle Visitandine di Annecy e parte. E’ incredibile la forza di quest’uomo: pur in condizioni precarie di salute, non rinuncia alla sua missione di Pastore testimoniando, ancora una volta, la sua fede nella Provvidenza di Dio. Gli A.S, da cui abbiamo tratto questo brano, riportano anche il testamento spirituale che volgiamo proporvi per intero. Vale la pena di leggerlo:
« Noi, Francesco di Sales, per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica, Vescovo e Principe di Ginevra, preghiamo in primo luogo Dio Padre di ricevere misericordiosamente l’anima nostra e farla partecipe dell’eredità eterna, che il Redentore ci ha acquistata col suo Sangue. In secondo luogo invochiamo la Beatissima Vergine Maria con tutti i Santi, perché implorino su di noi la misericordia divina in vita e in morte. In terzo luogo, se piacesse alla Divina Provvidenza che, alla nostra morte, la santa ed unica vera Religione Cattolica fosse ristabilita nella città di Ginevra, ordiniamo che il nostro corpo sia sotterrato nella nostra Cattedrale. Se poi la Religione non vi fosse ristabilita, allora ordiniamo che sia inumato in mezzo alla navata della chiesa della Visitazione di Annecy, da noi consacrata. Nel caso venissimo a morire fuori della diocesi (come è effettivamente accaduto –n.d.r.) lasciamo la scelta della nostra sepoltura a coloro che si troveranno in nostra compagnia. In quarto luogo ordiniamo che alla nostra sepoltura siano accesi tredici ceri attorno alla nostra bara, senz’altro scudo che quello del SS. Nome di Gesù, per dimostrare che con tutto il nostro cuore abbracciamo la fede predicata dagli Apostoli. Detestando la vanità e cose superflue che lo spirito umano ha introdotto il queste cerimonie, facciamo espressa proibizione d’impiegare altra specie d’illuminazione, supplicando i nostri parenti ed amici di esercitare la pietà loro verso di noi con preghiera ed elemosine, specialmente col far celebrare per noi il SS. Sacrificio della Messa».
Non meravigliamoci se in questo “documento” non c’è alcun accenno ai beni terreni. Francesco vi aveva rinunciato già da tempo e quel poco che teneva per le proprie esigenze, molto spesso era distribuito ai poveri. Da sottolineare le indicazioni di sobrietà che egli dà per il suo funerale…
Preghiamo
Signore aiutaci ad accogliere sempre la tua volontà. Dacci il coraggio di accettare le sfide della vita e del mondo per testimoniare con convinzione, in vita e in morte, la nostra fede. E quando sarà giunta la nostra ora, accoglici nella gloria del tuo Regno. Amen.