Carissimi tutti,
ogni anno, la seconda domenica di Quaresima, la liturgia della Parola ci propone il Vangelo della Trasfigurazione. Gesù, dopo aver dato il primo annuncio della sua imminente passione, con gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, sale sul monte Tabor e lì si trasfigura davanti a loro, cioè si mostra in tutta la sua gloria, come sarebbe stato dopo la resurrezione. Gli apostoli, sconvolti da quel primo annuncio della passione, hanno la consolazione di questa visione, alla quale sono accomunati Mosè ed Elia, tanto che Pietro esclama: “Signore è bello per noi stare qui” (Mt 17,4). Il 6 agosto di ogni anno la Chiesa vuole riportare la nostra memoria a questo evento particolare. Francesco di Sales, nelle Esortazioni, dice: “Nostro Signore parla della sua passione e della sua morte che è l’atto supremo del suo amore…nella consolazione bisogna ricordarsi della passione”. E’ un percorso obbligato e, per farlo comprendere meglio, mette sulle labbra di Pietro una frase diversa da quella riportata nel Vangelo: “E’ bene che noi passiamo da qui per andare al monte Calvario”. Il Tabor e il Calvario, nel pensiero del Salesio, sono espressione di uno stesso evento che non può essere disgiunto. Continua: “Voi direte che bisogna salire sul monte Tabor per essere consolati, perché ciò sprona e fa avanzare le anime deboli che non hanno il coraggio di fare il bene senza provarne soddisfazione. Perdonatemi, ma la vera perfezione non si acquista tra le consolazioni, Non lo capite dal mistero di oggi?” La perfezione di cui parla il Nostro non dipende da “rivelazioni” particolari, ma dalla piena accettazione del mistero di Cristo, tutto intero. Il testo prosegue: “Quei tre apostoli, pur avendo visto la gloria di Nostro Signore, non per questo non lo abbandoneranno durante la Passione, e San Pietro, quello che aveva avuto sempre le parole più coraggiose, commise un grave peccato rinnegando il proprio Maestro. Si ridiscende dal Tabor ancora peccatori, mentre si scende dal Calvario giustificati”.
Quante volte ci siamo trovati a dire ai nostri giovani, romani e piemontesi, entusiasti per l’esperienza di un “campo”, che tutto ciò che in essa avevano provato non doveva fermarsi ad Orvinio o, per i piemontesi, a Barcenisio; si doveva scendere dal monte, tornare a valle, nella nostra città, nelle nostre comunità, portando con sé la bella esperienza di quei giorni vissuta nella condivisione, nella gioia, nell’allegria, a volte nel pianto, ma soprattutto, nel contatto con Dio. A voi giovani romani, in particolare, vogliamo dire che, anche se quest’anno il Covid-19 ci ha impedito di vivere l’esperienza del campo, a Dio piacendo, torneremo sul…Tabor, E voi piemontesi, che quelle care montagne le avete più vicine, fate un piccolo esercizio di memoria e riguardatevi qualche vecchia foto.
Preghiamo:
Signore, che ai tuoi Apostoli hai fatto precedere l’esperienza dl Tabor a quella del Calvario, donaci di poter dire sempre, in ogni occasione, in ogni luogo e in ogni momento: Signore è bello stare con te. Amen.
Con l’augurio che in questa giornata particolare possiate ricavarvi un momento per dire “Signore è bello stare con te”, un saluto a tutti,
PG&PGR