Carissimi tutti,
François I de Sales, signore di Boisy…Chi era costui? Non è difficile indovinarlo: è il padre del nostro Francesco di Sales. Quando sposa Françoise de Sionnaz, madre del santo, ha già quarantaquattro anni mentre lei soltanto quattordici. Non ci meravigliamo di questa enorme differenza di età: era l’usanza del tempo…ma anche ai nostri tempi qualcosa del genere accade ancora… François de Boisy, dice il Balboni in una breve biografia all’inizio del TAD, “ha un carattere forte e un po’ rude nei modi, ma con un grande fede, un gran cuore e molto amante della famiglia…Sempre generoso nel soccorrere i poveri, quando la carestia si aggrava, fa giungere a proprie spese, viveri da altri paesi e così salvò molte persone pienamente approvato dalla famiglia”. Nei confronti degli Ugonotti era molto sospettoso e severo e si racconta che quando alcuni esponenti calvinisti si presentarono a lui nell’intento di tirarlo dallo loro parte, rispose aspramente che non avrebbe mai aderito ad una religione più giovane di lui. Come dicevano prima, è un uomo che ama la propria famiglia e per il suo primogenito Francesco nutre grandi speranze che saranno, però, ridimensionate dalla vocazione al sacerdozio del figlio. L’uso della spada che il de Sales aveva appreso fin dalla più giovane età, sarà sostituito da bel altre “armi”, molto più efficaci. Non per questo l’amore di quel padre diminuì, anzi, preoccupato per i pericoli ai quali Francesco andava incontro quotidianamente quando era missionario nello Chablais, gli scrisse “ordinandogli” di fare ritorno in famiglia. Francesco rispose: “Onoratissimo Padre, nessuno può mettere in dubbio la cattiva volontà dei nostri avversari, ma nello stesso tempo si fa gran torto a noi dubitando del nostro coraggio. Per grazia di Dio sappiamo che chi preserverà sarà salvo (cfr. Mt 24,13); che non sarà coronato se non chi avrà legittimamente combattuto, e che i momenti dei nostri combattimenti e delle tribolazioni nostre preparano il peso d’una gloria eterna. Vi supplico, dunque, Padre mio, di non attribuire a disobbedienza la mia perseveranza, ma ritenetemi sempre come il vostro figlio più rispettoso”. (A.S., VII, 19 luglio 1595) Il giorno dopo, 20 luglio, il vescovo De Granier, sollecitato dal Signor de Sales, scrisse a Francesco scongiurandolo di non esporre più la sua vita. La risposta del Salesio al suo vescovo venne presentata al processo di canonizzazione e per brevità riportiamo solo la frase finale; citando il brano di Luca 11,21-22 (n.d.r.) scrisse: “Con un po’ di pazienza noi speriamo, Monsignore, di vedere il ‘forte armato che custodisce la sua casa’ cacciato fuori da uno più forte di lui, cioè Nostro Signore Gesù Cristo” (A.S., VII 20 luglio 1595).
“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare!”, dice, ne “I Promessi Sposi”, don Abbondio davanti al Cardinale Federigo Borromeo, per giustificare la propria codardia. Povero don Abbondio, forse aveva dimenticato quel brano del Vangelo di Luca che abbiamo appena citato o forse…aveva saltato quella pagina!
Preghiamo:
Infondi in noi Signore il tuo Spirito di Verità e donaci il coraggio apostolico affinché la tua Parola sia sempre annunciata con franchezza e porti frutti di conversione. Amen
A tutti, “bon courage”, come dicono oltr’Alpe e, buona giornata,
PG&PGR