18 giugno 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti,

siamo certi che se qualcuno ci chiedesse se amiamo Dio, la totalità di noi risponderebbe, forse anche in maniera un po’ risentita per una domanda del genere, “ma certo che amo Dio!!!” E pensare che San Pietro si è sentito rivolgere questa domanda da Gesù per ben tre volte di seguito…(cfr Gv 21,15-17). Ma in che modo amiamo Dio? E questa è una domanda alla quale è un po’ più difficile dare una risposta. San Francesco di Sales, nelle “Esortazioni”, a questo proposito, ci vuole aiutare a capire meglio se questo amore è veramente in noi e ci offre “alcuni segni infallibili”…per riconoscerlo. Lui li chiama così.

Primo segno: compiacersi della Sua presenza. Scrive: “L’amore cerca sempre la presenza di colui che ama”. Questo non ci sembra difficile da capire e porta l’esempio di due amanti che cercano di stare insieme il più possibile, ricercando momenti di solitudine e intimità. Certamente un’immagine “ardita” per quei tempi. Ma il Nostro non ha paura di esprimersi in questo modo anche perché si riferisce all’amore vissuto nella purezza, nel modo in cui Dio ce lo ha donato.

Secondo segno: cosa e come amiamo oltre Dio? “Quando si amano molte cose, si amano di un amore meno forte e meno perfetto”. Questo non vuole certamente dire che l’amore di Dio esclude tutto il resto, ma che va vissuto in modo prioritario in modo che possa “animare” gli “altri amori” essendone l’origine.

Terzo segno: è quello più importante: “Per sapere se amate molto Dio, bisogna vedere quanto si ama il prossimo”. Citando il brano della Prima lettera di San Giovanni (4,20) ci mostra quanto sia imperfetto, se non illusorio, dire di amare Dio senza fare lo sforzo di amare i fratelli. Ponendo la domanda “ con quale amore si deve amare il prossimo?” ce ne fornisce anche la risposta: «…dell’amore col quale Dio stesso ama noi, poiché bisogna andare ad attingere questo amore nel seno dell’Eterno Padre, perché sia come deve essere».

Nessuno nega che si possa amare anche estraniando l’amore prettamente umano da quello divino, ma si correrebbe il serio rischio di “costruire” un rapporto… traballante. Proviamo a ripensare alla parabola delle due case, l’una costruita sulla roccia e l’altra sulla sabbia (cfr Mt 7,24-27; Lc 6,48-49). L’amore “costruito” senza Dio, che ne è l’origine e il fondamento, è sempre minacciato dall’instabilità dell’animo umano e dalle “tempeste” dell’esistenza. Per contro l’amore di Dio è stabile, continuo, forte, inattaccabile e, se accolto e vissuto pienamente, rende tale anche l’amore umano.

Preghiamo:

Signore insegnaci ad amare! Facci capire che l’amore, uno dei doni più belli che hai fatto a noi tue creature, trova la sua origine e il suo fine in Te e solo se vissuto in questo modo può accettare con pazienza, affrontare con coraggio e superare le difficoltà dell’esistenza. Te lo chiediamo ancora: Signore insegnaci ad amare!

Con l’augurio di metterci alla scuola dell’Amore di Dio, buona giornata,

PG&PGR